Qui e là
(Aquì y Allà) |
GRAN PREMIO - Semaine de la Critique a CANNES |
A fronte del tradizionale proliferare di cartoon e commedie scacciapensieri che affollano gli schemi festivi, una distribuzione indipendente propone un Natale alternativo con un film bello, pudico e struggente da consigliare senza riserve. A fronte del tradizionale proliferare di cartoon e commedie scacciapensieri che affollano gli schemi festivi, una distribuzione indipendente propone un Natale alternativo con un film bello, pudico e struggente da consigliare senza riserve. Pedro, che ha lavorato a New York da abusivo, torna al suo villaggio messicano per assistere la moglie Teresa, in attesa della terza figlia. Mentre tenta di rimettere insieme la sua piccola orchestra da ballo, i “Copa Kings”, guadagna qualcosa con lavoretti in campagna o nei cantieri. Ma la neonata è malata, occupazione e denaro scarseggiano e Pedro, alla fine, dovrà lasciare il “qui” dei i suoi affetti per tornare “là”. Vero fin nel più piccolo particolare, interpretato da attori non-professionisti che hanno lo stesso nome dei personaggi (straordinarie le due figlie più grandi, Lorena e Heidi), un film fatto di lunghe inquadrature minimaliste e 'distanti', alieno da qualsiasi predica o partito-preso morale. E tuttavia efficace come pochi nelle denuncia implicita delle ingiustizie che rendono amara la vita - potenzialmente dolce - di tanti 'dannati della Terra'. |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
Regia dell'esordiente messicano Antonio Méndez Esparza, si inquadra docu-style in un impossibile ritorno: Pedro rientra nel nativo villaggio di Guerrero, dopo l'immigrazione clandestina negli Usa. Obiettivo, il solito: guadagnare all'estero per campare la famiglia. Ha moglie, due figlie (e un terzo pargolo in arrivo), che quasi non lo riconoscono più: già, il ritorno non è quello del papà prodigo, i problemi impazzano, e il tentativo frustrato di mettere su un gruppo musicale è davvero l'ultimo. Pedro non sa più dove sta, l'identità è rimasta in bilico su quella frontiera: qual è, si chiede Pedro, la mia casa? Poetica asciutta, pathos pauperistico, stile minimalista, Qui e là ha vinto la Semaine di Cannes 2012. Della serie, 'less is more'. |
Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano |
Pedro
è un padre di famiglia messicano di ritorno al suo villaggio dopo una
lunga permanenza negli Stati Uniti, dove ha lavorato "tanto e sodo" come
lavapiatti in un ristorante e come uomo di fatica in un supermercato. La
moglie Teresa lo accoglie con gioia ma anche con la diffidenza di chi ha
subìto una lunga assenza macerandosi fra i sospetti di un tradimento
lontano. Le due figlie, Lorena e Heidi, lo vedono quasi come un estraneo,
e la più grande ha trasformato l'assenza paterna in un'apatia che si è
estesa al suo rendimento scolastico. La vita "qui", ovvero in Messico, si
svolge ad un livello minimo, e Pedro lavora lentamente a riconquistare
l'intimità domestica che senz'altro è mancata a lui per primo. A poco a
poco, attraverso conversazioni delicate e lunghe notti nel lettone di
famiglia, il nucleo si ricompatta, e si accresce di una nuova bambina. Ma
le pressioni di un'economia disastrata che trasforma il paese in un vivaio
di manodopera a basso costo per i vicini Stati Uniti (quel "là" che fa da
minaccioso contraltare al qui del titolo) tornano a farsi strada e a
cercare di scardinare l'unità famigliare ritrovata. |
Paola Casella - Mymovies.it |
promo |
Il «qui» è il villaggio messicano dove Pedro è tornato dopo tanti anni passati a lavorare «là», a New York. Al paese Pedro ritrova la moglie, in attesa della terza figlia e i suoi sogni musicali di una piccola orchestra da ballo, ma dovrà fare i conti con una realtà, economica e sociale, che trasforma i desideri in delusioni. Una storia soprattutto di amore familiare, motore per «sopportare» la vita. Poetica asciutta, pathos pauperistico, stile minimalista, Qui è là è la sorpresa di Natale, un film vero fin nel più piccolo particolare, pudico e struggente. |
LUX - dicembre 2013 |