Che
cosa accomuna la pittrice italiana, la hostess finlandese, il reporter
francese? Le loro vite attuali, i loro passati, la loro mancanza di
relazioni, la loro sfiducia e le loro delusioni. La costruzione richiede
un po'di pazienza e disponibilità. Non è un ritmo consueto. Sono tutte
persone che hanno avuto brutte esperienze, che le hanno portate a
chiudersi. Ad essere pessimiste verso il prossimo. Ma in ciascuna di
queste tre vite c'è o interviene un elemento che serve a scuoterle. Una
ragazzina rom dotata di talento artistico. Un professore pensionato,
vicino di casa, che sente la mancanza della famiglia che non ha più. I due
figli adolescenti del reporter, il maschio che vuole farsi prete e la
ragazza che non riesce più ad applicarsi alla sua brillante carriera di
tuffatrice. Aiutare gli altri ad esprimersi, questa sarà la cura.
Paolo D'Agostini - La
Repubblica
Esiste
un genere di cinema dei destini incrociati, oggi fin troppo di moda. Molte
storie diverse che s'intrecciano per spiegarci che a diverse latitudini si
soffre uguale e forse per motivi simili e che in fondo non aveva torto
Sartre a scrivere che ogni uomo li vale tutti, tutti lo valgono. Qui la
regista debuttante Anne Riitta Ciccone racconta tre storie: in Italia (una
pittrice e una giovane allieva), in Francia (un giornalista torna
distrutto dall'Iraq e scioglie famiglia), in Finlandia, dove Eva è stata
traumatizzata dalla violenza di un branco. Come in certo cinema di Haneke
c'è un randagismo morale da Old Europa che il film riflette con un
caparbio, tenero cinismo. Una classe sociale e morale che non ha regole se
non la fiducia nel cinema specchio della realtà..
Maurizio Porro - Il
Corriere della Sera
Fra
Parigi, Roma, Helsinki (che sono i coproduttori del film) si svolge il
girotondo esistenziale di Il prossimo tuo, sceneggiato e diretto da
Anneriitta Ciccone che pur finlandese di nascita è italiana di origine e
di formazione cinematografica. Da cui un team artistico nostrano che
include un bel trio di direttori di fotografia (Fabio Cianchetti, Pasquale
Mari, Fabio Zamarion), il musicista Franco Piersanti e lo scenografo
Maurizio Sabatini. Li citiamo tutti perché la pellicola - con
un'ambientazione che cambia in continuazione trasferendosi dalle lande
innevate del grande Nord al caotico traffico della capitale francese,
dalle pittoresche stradine del centro storico romano all'assolato
Villaggio dei pescatori di Fregane – ha il suo punto di forza nella
raffinata qualità formale. Mentre, per debolezza di copione, risultano
meno convincenti le storie intrecciate di un piccolo gruppo di personaggi
vulnerati al punto di non saper più ricostruire un vero rapporto umano.
C'è l'hostess di terra, che ha fatto una scelta di isolamento totale, c'è
il marito e il padre fallito che cerca l'oblio cliccando ossessivamente
siti porno, e c'è la pittrice che non dorme più di una notte con lo stesso
uomo: un cerchio di solitudine e angoscia che solo con l'«ama» sottinteso
nel titolo si può sperare di superare. Nel cast, che comprende anche Maya
Sansa, il più bravo è Jean-Hughes Angladé, che riesce a dare uno spessore
di protagonista al suo inviato di guerra incapace di trovare pace dopo
essere sopravissuto, lui solo, a un attentato in Afghanistan.
Alessandra Levantesi -
La Stampa
cinema
invisibile
TORRESINO
ottobre-dicembre 2009