Il primo uomo
Gianni Amelio -
Italia/Francia/Algeria
2011
- 1h 38' |
Un
libro per due vite.
Gianni Amelio legge
Il primo uomo
e ritrova se stesso. Rara quanto sconvolgente, la scoperta si è fatta
film. Un lavoro complesso, delicato e controverso. Ma soprattutto
un'autobiografia al quadrato di preziosa fattura ancorché imperfetta
perché veicolo 'di un sentimento, più che narrazione di fatti'. Camus non
ha intimorito Amelio, che anzi l'ha rigenerato facendosi ispirare dal
senso attuale di una vicenda individuale senza tempo. [...] E come in ogni
suo film, la storia del singolo prelude la Storia universale. Non stupisce
dunque che le semplici parole di una madre analfabeta racchiudano il
segreto dei massimi sistemi. 'Chi è il primo uomo? Siamo tutti noi'.
Mentre nell'alternanza tra l'infanzia e la maturità del protagonista si
sbriciolano certezze e convenzioni, resta ferma un'unica verità: la
centralità dell'uomo a prescindere da cultura, lingua e religione.
Osannata dagli algerini e snobbata dai francesi, l'opera francese
dell'autore de
Il ladro di bambini è stata inspiegabilmente
rifiutata dalla Mostra veneziana, riscattandosi a Toronto. |
Anna Maria Pasetti -
Il
Fatto Quotidiano |
Gianni
Amelio, finalmente e dopo infiniti incidenti di percorso, riesce a
presentare al pubblico italiano (ma non ancora a quello francese,
nazionalità coproduttrice) il suo film dal romanzo incompiuto di Albert
Camus
Il
primo uomo,
pubblicato postumo a cura della figlia dello scrittore franco-algerino
Catherine. Il film è il contrario di quello che superficialmente può
sembrare. Potrebbe sembrare un raffinato e distaccato esercizio di
ricostruzione storico-letteraria in costume, diciamo di quelli che sono
tanto bravi - quanto algidi - a fare gli inglesi, con perfette
ambientazioni ed eccellenti attori. Ma invece è un'altra cosa, è un lavoro
personalissimo e appassionato. Come sempre sono le cose del regista
calabrese, 'autore' assoluto anche quando, ed è capitato più di una volta,
sceglie un testo preesistente o un'ambientazione estranea alla sua
esperienza biografica. Nell'autoritratto di Camus (questo è
Il
primo uomo)
Amelio ritrova pienamente se stesso. L'amore conflittuale per le origini,
le due decisive figure femminili della madre e della nonna, l'istruzione
come veicolo di emancipazione, l'assenza paterna. |
Paolo D'Agostino -
La Repubblica |
L'infanzia
di Albert Camus e l'Algeria del 1957, quando lo scrittore, tornato nella
terra dov'è cresciuto, è costretto a fare i conti con gli arabi disposti
ad abbracciare anche il terrorismo pur di liberarsi dei francesi. Ma anche
l'infanzia del regista, povera, trascorsa con la madre, come accade al
protagonista del film. Con
Il primo uomo
Gianni Amelio porta sullo schermo l'ultimo romanzo di Camus, rimasto
incompiuto, e sceglie di raccontare una materia assai calda con un
distacco e rigore. Il risultato è un film che ci accompagna in un mondo
dove si mescolano affetti profondi e urgenze politiche, confessioni e
pudiche dichiarazioni d'amore, inseguendo sulla scia della figura paterna
quell'uomo ideale che potrebbe essere in tutti gli uomini. |
Alessandra De Luca
- Avvenire |
promo |
Jacques Cormery fa ritorno in Algeria alla fine degli anni 50 e
ripercorre parte della propria vita: l'infanzia povera, le
amicizie, le tradizioni, i sogni, dai cui emerge la figura di un
uomo ideale: quel 'primo uomo' che potrebbe essere in ciascuno di
noi. Partendo dal romanzo incompiuto di Camus ed integrandosi con pudore nel transfert autobiografico
dello scrittore franco-algerino, Amelio insegue i più segreti palpiti
dell'alter ego Jacques. Un film di profonda suggestione per la
naturalezza con cui il regista riesce a tradurre un universo
intimo fatto di sentimenti, pensieri e parole in immagini, sguardi,
scene di sole e di vento... |
cinélite
giardino
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