La
classe operaia, questa sconosciuta. Se mai fosse stata "in paradiso", ora
è più che mai "all'inferno". La rimozione è in atto. Poi può accadere che
un manipolo di lavoratori di una fabbrica di pneumatici non ci stia a
farsi liquidare dalla casa madre, una multinazionale americana.
Inventandosi forme di lotta sui generis, persino "antisindacali", nel
senso di un coraggio e di una consapevolezza diversi e alternativi. La
vicenda, vera come un turno in catena di montaggio, viene riproposta da
Riccardo Milani
in una chiave a metà strada tra
Romanzo popolare
di Mario Monicelli e
Padre e figlio
di Pasquale Pozzessere. Vale a dire: un Silvio Orlando (davvero
ispirato)sulla strada che fu di Ugo Tognazzi; e un Michele Placido che
reindossa gli scomodi panni di un vecchio operaio in conflittualità
perpetua col figlio, simbolo di un'altra generazione. A proposito di
simboli, che proprio il personaggio impersonato dall'attore lucano invoca
e sponsorizza: ce ne sono molti, forse troppi, dall'orso (che Starnone e
Milani potevano probabilmente solo "suggerire") agli indiani d'America.
Feticci di un universo che non solo vuole sopravvivere, ma che reclama con
orgoglio il proprio spazio.
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Che sensazione
di pienezza dà il film di Milani. E che bel trio Michele Placido, Silvio
Orlando, Claudio Santamaria. Che bella scrittura (Domenico Starnone), che
bella storia, che bei personaggi. E che titolo giusto. In un piccolo
centro a ridosso della vergine montagna abruzzese si annuncia la chiusura
del locale stabilimento produttore di pneumatici decisa dalla casa madre
americana. Succede tutto quello che deve succedere. Ci si stringe nella
protesta e nella solidarietà, nella difesa di quanto la fabbrica - tossica
fonte di morte, luogo di identità e di orgoglio di classe - ha
rappresentato per tutti, di tutte le età. Ci s'ingegna ad autofinanziare
la resistenza, ma l'idea geniale di vendere gnocchetti fatti in casa
accende nuove tentazioni imprenditoriali e nuovi appetiti individualisti.
E dispute ideologiche su da che parte va il mondo, su quanto sia o non sia
giusto adeguarsi. Tema che percorre anche il contrastato amore a distanza
tra uno dei neodisoccupati (Orlando) e la fidanzata che da un pezzo ha
piantato "il posto dell'anima", troppo stretto e troppo morto secondo lei,
per andarsene a Milano (Paola Cortellesi resta anche qui a un passo dal
cogliere il risultato pieno: ma resta anche la convinzione che ancora ha
da dare tanto come attrice del cinema italiano). Ciò che conta molto è
come questo film, senza rinunciare a nessuno dei punti indispensabili
dall'umorismo all'invettiva al patetismo, sappia difendersi dalla
retorica... |