Da
apprezzato traduttore per film e conferenze a sregolato preparatore
atletico. Questa è la parabola discendente che Rimini (Gael Garcia Bernal),
protagonista de
El
pasado
di Hector Babenco, si ritrova a dover affrontare per colpa dell’amore.
Dopo un matrimonio di ben dodici anni con l’ex compagnia di scuola Sofia,
interpretata dall’attrice Analia Couceyro, i due decidono di lasciarsi, ma
Rimini, fortemente bisognoso di una compagna, inizia a frequentare Vera,
una modella ventiduenne che muore investita da un autobus. Così Rimini si
ritroverà poco tempo dopo fra le braccia di Carmen, collega traduttrice
che decide di sposare, che gli regala la gioia della paternità.
Ma nella storia del protagonista è sempre presente Sofia che, in un attimo
di follia rapisce il figlio del mai dimenticato Rimini, portandolo al
divorzio con la seconda moglie. Da qui comincia la discesa verso un
baratro annunciato: gli viene tolta la custodia del figlio, va a vivere in
un appartamento buttato in un angolo come un barbone, perde in buona parte
la memoria, finisce in galera dopo una pubblica aggressione. L’unica via
per la salvezza risiede in Sofia, che dopo aver pagato la cauzione e
avergli ridonato la libertà, ritrova in lui il compagno e l’amante di
sempre. Carico di momenti di erotismo e sessualità,
El
pasado
vive grazie ad un’ottima componente attoriale. Bernal, conosciuto dal
pubblico europeo per i ruoli in film del calibro di
I diari della motocicletta
e
La mala educacion, regala una superba
interpretazione di un personaggio non certo facile da far materializzare
dalle pagine del libro di Alan Pauls, omonimo al film. Elemento che
convince e non disturba affatto è la colonna sonora, prevalentemente
composta da assolo di pianoforte e violino, che accompagna le scene
maggiori del film. Nel bel mezzo della storia il personaggio di Sofia
dichiara «Non lo sai che non ci si lascia? Le persone si abbandonano».
In questa frase è celato il senso del film che pur raccontando le vite di
coppia, i momenti belli come la nascita di un figlio o una conversazione
in riva la mare, ha come tema portante la solitudine. E infatti quest’ultimo
elemento a fare da collante tra i personaggi principali: Rimini non riesce
a vivere da solo, Sofia è abbandonata dal suo primo amore e dagli uomini
successivamente incontrarti e Vera finisce per morire proprio dopo essersi
resa cono di aver perso il suo compagno. Non un capolavoro, ma una delle
più interessanti pellicole in concorso alla “Festa internazionale del
cinema” di Roma. |
Rimini non
ha nessuna intenzione di mantenere i rapporti con Sofia, dalla quale si è
separato dopo dodici anni di matrimonio. Mentre lui cerca di sfuggirle,
negandosi al telefono e intraprendendo nuove storie d'amore, lei continua
a ossessionarlo influenzando negativamente la vita privata dell'ex marito.
I ricordi che formano un vincolo inscindibile tra i due finiscono per
svanire dalla mente di Rimini insieme alle conoscenze linguistiche che
sono alla base del suo mestiere come interprete. Ridotto a uomo a metà,
che non riesce ad amare né a ricordare, Rimini verrà privato dell'affetto
e costretto a ricominciare da capo e trovare un nuovo posto nel mondo.
La separazione dalla persona che si ama o che si è amato è un processo
doloroso che costringe a mettere in discussione fatti o comportamenti
avuti in passato e a riflettere sulla propria condizione. Non è mai del
tutto consensuale, quando una coppia si lascia c'è sempre qualcuno che si
sentirà abbandonato e qualcun altro che cercherà di dimenticare il
passato.
Hector Babenco sceglie di utilizzare una linea nostalgica per adattare il
romanzo di Alan Pauls e raccontare le diversità tra uomini e donne di
fronte alla separazione.
Il passato
è un ritratto inquietante di come l'amore agisce quando è disperato. Sofia
(la teatrale Amalía Couceyro) si distrugge per l'ex e, decisa a
riprenderselo, finisce per rappresentare una figura disturbante e folle
nella sua vita. Rimini (il misurato Gael García Bernal) non può vivere
senza una donna al suo fianco e spinto da un'avventatezza immatura si
innamora e disamora in continuazione, lasciando che sia la prospettiva del
gentil sesso a cambiare la sua concezione esistenziale. |