Moses Wine Detective
(The Big Fix) |
Moses Wine Detective può essere
definito, tanto per stare in tema sociale, un film di riflusso, per due
motivi: primo perché riporta sul mercato un genere, quello poliziesco
(ma il termine è limitativo ed al contempo troppo generico), che
è stato emarginato dalle correnti artistico-culturali degli ultimi
anni (solo L'occhio privato
merita una citazione nella produzione più recente); secondo perché
il protagonista é un giovane ex contestatore dell'università
di Berkeley anni '60, ora inghippato nel riflusso moderato, travet del
vivere americano con moglie divorziata e due marmocchi spesso tra i piedi. Lo distingue il mestiere, quello un po' inconsueto ed ancora affascinante (almeno per chi non lo fa) di detective, ma il suo campo di lavoro è lontano dalle emozioni di Marlowe e spazia nella monotonia delle cause di divorzio o delle speculazioni industriali, così che la sua pistola ha perennemente il caricatore scarico e nella canna qualche matita dei figli… Moses (Richard Dreyfluss) é però costretto ad oliarla ed a rifornirla di pallottole quando si trova morta, quasi tra le braccia, una vecchia (ma lo è solo di amicizia non certo di età la spigliata Susan Anspach) compagna di università, che lo ha coinvolto in un curioso affare elettorale, in apparenza intricato solo politicamente ed ora chiaramente zeppo di trame criminali, patata bollente che Moses non sa proprio come addentare. Vi sono implicati sia famosi "sovversivi" dei moti sessantotteschi, sia eleganti uomini d'affari del conservatorismo americano e lo sprovveduto .poliziotto privato (sempre col suo codazzo familiare) deve districarsi tra le mille difficoltà del caso e pure tra le sue crescenti prese di coscienza: da quella di aver intrapreso una professione più grande di lui, a quella di aver tradito nel corso degli anni le proprie aspirazioni e le iniziali scelte politiche. Con una trama complicatissima (la soluzione finale è accessibile solo seguendo attentamente il film dall'inizio e necessita persino di una minima spiegazione da parte del protagonista) ed un crescendo di buona tensione Moses Wine Detective presta un buon servizio alla reputazione del cine-detective ed allo spettatore che apprezza gli intrighi del genere. Il regista J.P. Kagan (si attende ancora in ltalia il suo Heroes, sui reduci del Vietnam) mostra, con le soffuse implicazioni contenutistiche dell'occhieggiare alle disillusioni dei giovani e dei movimenti cresciuti nei campus e persi nelle metropoli, un'altra sottile sfaccettatura narrativa che aumenta la credibilità e la consistenza del bistrattato cinema d'intrattenimento. Rimane però la sensazione di qualcosa di irrisolto, di un insieme di buone premesse non compiutamente realizzate. E se il ritmo serrato della seconda parte accende l'interesse e monopolizza l'attenzione, la soft-comedy che fa da quadro iniziale denuncia un'insoddisfacente registrazione degli stimoli socioculturali: c'è come un fremito di superficialità ben dissimulata ed anche la simpatica maschera dell'originale detective Dreyfuss sembra talvolta prestarsi ad un sorriso troppo forzato... ma questi sono forse cavilli. Il film è vivace, consigliabile a tutte le età e ditemi se è poco. e.l. CM 36 - quarto trimestre 1979 |