Mo' Better Blues
Spike Lee - USA 1990 - 2h 11'


   "Penso che quella di venir definito un militante-regista nero-arrabbiato sia una delle altre caratterizzazioni negative che vengono fatte di me. Quando si guarda alla storia di questo paese gli americani bianchi dovrebbero essere molto grati che i neri non sono arrabbiati come potrebbero essere... Sono un regista, quindi ho una voce e la gente l'ascolta, questa è l'unica differenza". Nelle mirate dichiarazioni rilasciate da Spike Lee per l'uscita USA di Mo' Better Blues è facile ritrovare la sua grinta di giovane regista (Atlanta, Georgia 1957) e la sincera tensione espressiva del primo vero autore di colore che il cinema americano di questi anni ci abbia consegnato. La sua opera d'esordio She's Gotta Have It (Lola Darling in bianco e nero) gli valse a Cannes 86 il premio per la miglior regia e costituì il primo di una serie di quadri, sulla realtà afro-americana, vivaci e originali: a quella fresca commedia sull'intrigante sensualità femminile hanno fatto seguito School Daze (1988, inedito in Italia) e Do The Right Thing, uno spaccato di intensità quasi documentaristica sull'ineluttabilità della violenza nei contrasti razziali, del sofferto albergare nella società_ nera delle anime di Martin Luther King e di Malcom X.
Già al lavoro al suo nuovo progetto (Jungle Fever, sul rapporto interrazziale tra un nero di Harlem ed un'italo-americana), Spike Lee ci offre con questa sua quarta opera un' ulteriore conferma delle sue doti:
Mo' Better Blues, mentre si immerge nelle calde sonorità_ del jazz di Charlie Mingus, Miles Davis, John Coltrane (Lee aveva pensato inizialmente a A Love Surpreme come titolo del film!), scava nel profondo di un divenire generazionale (e razziale) che solo nelle prove della tenacia, dell'amicizia e dell'amore può sublimare un'idealità_ musicale e una saggezza esistenziale capaci di realizzare quell'amore supremo.
Bleek Gilliam (Denzel Washington) è un trombettista di grande talento, di forti ambizioni (mira a forme musicali "magiche, mistiche, maestose"), ma di eccessivo egocentrismo. Sopravvaluta il proprio carisma come leader della sua band, non si preoccupa di confondere, nel dialogo sentimentale e nella passione dell'eros, le due donne della sua vita, Indigo (Joie Lee, sorella del regista) e Clark, la bellissima cantante interpretata da Cindy Williams. Sarà la violenza, sempre ai margini della black-music, ad aprirgli gli occhi, a fargli scoprire l'importanza della disciplina anche nell'ebbrezza della creazione artistica, a fargli ritrovare, nell'amore di Indigo e nella nascita del figlio Miles (!), quei valori di solidarietà, coerenza e moralità che accomunano l'arte alla vita.
Mo' Better Blues è una delizia per gli appassionati di musica, di jazz in particolare (una chicca le immagini di repertorio discografico, sui titoli di testa e coda), ma è in generale, per tutti gli amanti del cinema di qualità, un appuntamento di grande fascino: scorrevole e suggestivo, lo stile-Lee si delinea su una ricerca musicale preziosissima (azzeccate le partiture di papà Bill Lee, superbe le esecuzioni del quintetto di Branford Marsalis che doppia gli attori-musicisti), su un taglio delle immagini incredibilmente raffinato (colori caldi e dorati, atmosfere alla Douglas Sirk) e su una matura coscienza culturale espressa con decisione e chiarezza.
"C'è un'altra cosa che mi irrita: si dice che io faccio film sui neri. Nessuno chiederebbe a Fellini se farà mai un film che non parli degli italiani, o a Woody Allen se parlerà mai di qualcos'altro che degli ebrei americani ricchi di New York. Dove sta scritto che l'esperienza dei neri non è un'esperienza universale?".

e.l. - LUX gennaio/febbraio 1991