Mamma mia!
Phyllida Lloyd
– USA/Gran Bretagna/Germania
2008
- 1h 48'
|
L'inverosimiglianza
è la forza del musical. Due si guardano negli occhi, davanti al cielo che
rosseggia al tramonto, ed ecco che si mettono a cantare. Ma dai, nessuno
ci casca più.
Eppure… eppure con
Mamma mia!,
di Phyllida Lloyd
, ci si casca, eccome! E
il pubblico, per una volta, è intergenerazionale. Babbioni come il
sottoscritto che rivivono con il rock melodico degli Abba un pizzico dei
loro sogni di gioventù e pimpanti teenager presi da un ritmo che sembra
non avere età. Dunque, ricapitoliamo:un'isola greca che più greca non si
può, cielo e mare, un alberghetto lassù tra i monti gestito da mamma e
figlia che si sta per sposare. Manca il papà: la mammina, in gioventù, si
è concessa qualche libertà e alla figlia non ha mai voluto svelare
l'identità del genitore. Sicché ora è lei che, giunta a un passo
dall'altare,sente il bisogno di svelare l'arcano, invitando alla sua festa
i tre "papabili". Tra una canzone e un balletto, con attori che sembrano
divertirsi ancor più di noi (sopra tutti una fenomenale Meryl Streep):
uscirete leggeri leggeri, garantito, e occhio a canticchiare in metrò quel
motivetto che vi piace tanto.. |
Luigi Paini - Il Sole
24 Ore |
Festoso
e allegro, saldamente radicato nel musical classico dove si ama, sorride e
si ammicca,
Mamma mia!,
da anni hit di Broadway, ha invertito la tendenza negativa del box office
italiano, partendo alla grande. Merito dei 20 song degli Abba che sono
piacevolissimi e dell' estetica del carino in cui una ragazzina quasi
sposa invita i suoi tre possibili padri per scoprire quale sia quello vero
(il teorema inverso a Filumena Marturano). Meryl Streep, accesa di luce
propria, festeggia nostalgie con le amichette stagionate riscoprendo il
fascino dei sentimenti: e nessuno se ne andrà dall' isola meravigliosa
greca senza aver rifondato le ragioni del cuore. Poco più che sufficiente
lo script, ma il ritmo registico di Phyllida Lloyd appartiene alla
tradizione e le coreografie con pinne, fucili ed occhiali danno tocco
vacanziero al formidabile cast. Tra la fantastica Meryl e i suoi mariti,
anche un ex 007 |
Maurizio Porro - Il
Corriere della Sera |
Brevi
note a uso degli antipatizzanti. Se non siete dei fan compulsivi degli
ABBA; se le zeppe e i vestiti luccicanti anni 70 non vi incantano; se la
sola idea di un musical di Broadway trasportato su un'isoletta greca piena
di indigeni sorridenti e pittoreschi sullo sfondo, vi fa venire
l'orticaria; se insomma non pensereste mai di andare a vedere
Mamma
mia!,
state in guardia. Durante il film potreste scoprirvi di colpo convertiti,
o quantomeno trasportati per poco meno di due ore in un mondo così assurdo
e zuccherino da abbattere ogni resistenza a suon di canzoni dannatamente
orecchiabili (per giunta sottotitolate, cosa che non guasta) e abilmente
cucite insieme da una trama più maliziosa di quanto sembri.
In Mamma
mia! infatti
c'è una figlia che non sa chi sia il padre, una madre che da giovane si
divideva fra tre amanti, quegli stessi ex-amanti che tornano, una ventina
d'anni dopo, sull'idilliaca isoletta greca della loro giovinezza
fricchettona, segretamente invitati dalla figlia della loro ex (e di uno
di loro) alla sua festa nuziale, e naturalmente ignari di tutto.
Gli spettatori più informati vedranno in questa trama un rovesciamento
allegramente immoralistico del vecchio Buonasera signora Campbell, amabile
commedia del '68 con Gina Lollobrigida nei panni dell'italiana che per
vent'anni abbindola i tre soldati americani con cui amoreggiava durante la
guerra, lasciando credere a ognuno di loro di essere il padre di sua
figlia. Finché i tre ex-militi arrivano casualmente tutti insieme in
Italia per conoscere la ragazza...
La simmetria fra i due plot ci dice fino a che punto una fiaba può cambiar
segno restando una fiaba. Ma facciamola breve: Mamma mia! non sarebbe
nulla senza le canzoni degli ABBA, assai più spiritose e meno datate di
quanto avremmo sospettato; e soprattutto senza la strepitosa performance
di Meryl Streep, che pur avendo quasi vent'anni più del ruolo riesce a
comunicare un'energia, un buonumore, una felicità (artistica innanzitutto)
semplicemente irresistibili.
Non era una scommessa vinta in partenza. Quando Meryl Streep corre a
zig-zag incontro alle amiche di gioventù appena sbarcate sull'isoletta
vestita con cappellone di paglia, salopette jeans e scarpe da tennis, per
poi improvvisare insieme un balletto goliardico tutto urli e mossette, ad
esempio, il termometro del kitsch sfonda ampiamente il tetto del
sopportabile. Ma pochi minuti dopo ecco Meryl ballare sui tetti la sua
allegria e il suo sconcerto sulle note di Mamma mia!, e qualcosa inizia a
sciogliersi.
Il resto, se vi lasciate andare e pensate che perfino la rigidità e le
giacche stiratissime di Pierce Brosnan facciano parte del gioco, può esser
preso come una godibilissima prova di professionismo (ogni membro del cast
trae forza e simpatia anche dai suoi difetti). O come un'inquietante
metafora dell'alleanza fra gerontocrazia e girl power. Ma se la prendete
così siete molto, molto di cattivo umore. |
Fabio Ferzetti -
Il Messaggero |
cinélite
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