…Dietro la cornice di un mondo apparentemente lontano, rinnova una strana sensazione di familiarità. Come se i giapponesi fossero gli ultimi, o i più bravi, a trattare quella galassia di relazioni parentali e eredità familiari, non sempre indolori, attraverso cui ognuno di noi forgia il proprio carattere e il proprio destino. Difficile immaginare temi più universali. Se i registi giapponesi sanno raccontarli con tanta delicatezza e profondità, è perché hanno mantenuto un contatto profondo con le proprie radici. Ecco perché quei personaggi ci sembrano così vicini. (...) questo film (...) unisce uno stile terso e rigenerante a una trama geometrica e semplicissima ma ricca di doppifondi e sfumature. (...) L'aspetto più curioso è la prospettiva così ossessivamente femminile di un film (una famiglia) in cui gli uomini non ci sono proprio, oppure sono fantomatici, magari benefici ma sempre evanescenti. Il resto ricapitola con molta grazia, e attrici di rara eleganza, tutto ciò che cinema e manga ci hanno raccontato tante altre volte, il ciclo della vita e la grappa di prugne, lo sgombro marinato e le tradizioni che svaniscono, i ciliegi in fiore, l'attimo fuggente e la nostalgia che bagna ogni istante, se non delle nostre vite, di questi film giapponesi in cui malgrado l'ombra incombente della morte tutto è sempre perfetto, lieve, seducente, ordinato. Un sogno. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
Non perdetelo perché è davvero un bel film nonostante le inevitabili penalizzazioni del doppiaggio (più forti e fastidiose in film come questo), di quelli che regalano momenti di intensa emozione, leggerezza, e felicità. (...) Piccoli drammi o episodi lontani, l'incognita del futuro, sentieri impalpabili lungo i quali si avventurano i personaggi che il suo sguardo segue con pudore e dolcezza. (...) Siamo in un mondo declinato interamente al femminile, le sorelle, la anziana pro zia, la madre delle tre ragazze, la piccola Suzu, che condividono il fantasma paterno, quella figura per le tre maggiori fantasmatica, per Suzu invece concreta intorno alla quale continuano a fluttuare ricordi, rancori, delusioni, rimpianti. (...) Il Diario narra lo scorrere di queste giornate, il rito sospeso del tempo quotidiano in cui nulla sembra accadere, i passaggi dell'esistenza, gli incontri e gli addii, le lente scoperte di sé, la crescita dei desideri, la necessità di lasciarsi alle spalle l'infanzia mondo dell'infanzia ... Oltre i bordi delle immagini balena, il Giappone in crisi delle piccole imprese oppresse dai debiti e dalle banche, di un'irrequietezza giovane, di sogni lasciati a metà. Non è facile mantenere teso questo filo dell'emozione, e renderlo immagine. Kore-eda guarda al cinema classico del Sol levante, alle sfumature emozionali impalpabili di Ozu, anzi Little Sister è forse il più vicino per sensibilità alle storie del regista di Viaggio a Tokyo, e non solo per i fiori di pesco che danzano spinti dal vento o per la delicatezza con cui costruisce la sua messinscena. Il movimento delle esistenze tra conflitti, silenzi, ferite anche involontarie, sorrisi, umorismo che disegna questa geometria narrativa ci parlano di una ricerca del proprio posto al mondo in cui ognuno porta in sé le tracce di qualcun altro (...). Un film «piccolo» questo Little Sister, senza proclami, che lieve rende la vita, e lo scorrere delle sue stagioni nel tempo del cinema... |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
promo |
Nella città balneare di Kamakura le tre sorelle Sachi, Yoshino e Chika perdono il loro padre. L'uomo aveva abbandonato la famiglia anni prima e si era rifatto una vita. Nel tragitto verso il funerale, infatti, le tre ragazze fanno la conoscenza della loro sorellastra, Suzu, una timida ragazza di 14 anni. Sachi, Yoshino e Chika invitano Suzu a vivere con loro, iniziando così una nuova e gioiosa avventura. Little Sister si prende tutti i suoi tempi per favorire una visione serena ed empatica, svincolata in partenza dall'impazienza e la fretta che condizionano il pubblico odierno: un tocco sensibilissimo e delicato ci avvolge in una tela di ragno intessuta di squisite increspature umanistiche. Un film «piccolo» che lieve rende la vita e lo scorrere delle sue stagioni nel tempo del cinema. |
LUX
- gennaio 2016 |