Jakob
il bugiardo (Jakob the Liar) |
"la sete di speranza è peggio della fame di cibo"
da Il Corriere della sera (Maurizio Porro)
Esiste ormai un genere di Olocausto-commedia, che non parte dal capolavoro di Benigni, ma da quelli precedenti di Lubitsch e Chaplin, Vogliamo vivere! e Il grande dittatore, continuando poi con Train de vie e La niña dei tuoi sogni, oltre allo "Schweyk" brechtiano che virava la dittatura in grottesco, minandola dal profondo. Non poteva mancare all'appello Robin Williams, che i cromosomi tragicomici li ha nel sangue... Jakob the Liar si svolge nel ghetto di una cittadina polacca nell'anno da incubo 1944, magari Cracovia. Robin è Jakob, un povero venditore di frittelle, perfino con le albicocche, che, per rassicurare gli animi, s'inventa di sentire alla radio, che ha davvero ascoltato per caso ma che è un oggetto vietato dai tedeschi occupanti, notizie rassicuranti sull'arrivo degli alleati, mentre i nazisti caricano gli ebrei sui treni verso i campi di sterminio... Jakob il bugiardo, rifacimento di un omonimo tedesco del '75 premiato al Festival di Berlino, (basato sul romanzo di Jurek Becker, a sua volta nato sulle ceneri di una sceneggiatura televisiva mai usata) è un film "telecomandato" dalla regìa di Peter Kassovitz, ebreo ungherese che pure ha vissuto in diretta la tragedia (sta a Parigi, è padre di Mathieu, il regista de L'odio), "teatrino" di una tragedia annunciata che racconta la più mostruosa disumanità della Storia, cui si può reagire, con un pizzico di follia, magari imitando per ridere le voci di una radio che diventa così oggetto della Resistenza, arma impropria di combattimento e simbolo di speranza.
TORRESINO - cinema invisibile - la follia di pochi, la tragedia di molti gennaio/aprile 2000