da Film Tv (Emanuela Martini) |
Ne La panchina, i poveri, incarnati da un dropout alcolizzato. Ne L'eredità, i ricchi, rappresentati dall'erede di una dinastia di industriali che cerca invano di sfuggire al proprio destino di potente. Finalmente, nel terzo tassello della sua trilogia, Gli innocenti, Per Fly affronta la classe alla quale la maggior parte di noi appartiene, la classe media, la borghesia, per una volta illuminata, civile, colta, discreta. Borghesia danese: un professore di scienze sociali non coinvolto nelle lotte di potere accademico ma molto amato dagli studenti, sua moglie, compagna attenta dalle radici bergmaniane, la sua giovane amante, una sua studentessa, attivista della sinistra extraparlamentare. A margine, il figlio violinista, la sua ragazza, gli amici professori. Gli innocenti comincia con un volo in parapendio di Carsten, il protagonista; un volo su un mondo verde e azzurro, segnato da pendenze dolci, dove la natura non ribolle e non sbrana, un mondo che pare riprodotto con decenza e senza violenza dalle belle case bianche e appuntite, dai giardini accurati che le circondano, dalle persone civili che le abitano. Ma, lo sappiamo, nei mondi educati del Nord Europa, i silenzi e le ombre incombono. Carsten è inquieto, anche a causa della sua ambiguità con la moglie e, prima, dallo spegnersi del loro rapporto; Pil, la sua amante, partecipa a un attacco a una fabbrica di materiale bellico, nel corso del quale viene ucciso un poliziotto; la polizia si mette sulle sue tracce, arriva a Carsten e, in pratica, distrugge il suo falso equilibrio. Scene da un matrimonio, amare, intense e trattenute, anche grazie alla bravura dei due interpreti. Jesper Christensen (uno dei più grandi attori danesi, già interprete dei due film precedenti di Fly) e Pernilla August, scoperta da Bergman in Fanny e Alexander e lanciata da Bille August in Con le migliori intenzioni. La vita di Carsten prende una svolta inaspettata, di estrema coscienza e di radicale incoscienza: decide di stare dalla parte della giovane amante, di aiutarla, in qualche maniera di "salvarla". È una sfida a un mondo che cova le proprie contraddizioni e le proprie delusioni sotto la cenere delle buone maniere, dell'impegno intellettuale e di una pulizia talvolta più apparente che reale. Carsten lo sa e sa che sta seguendo un'idea di giustizia primaria e istintiva; imparerà anche che questo non può non cozzare con altri individuali bisogni di giustizia. Film fatto più di increspature successive che di traumi (a parte quello dell'omicidio iniziale), Gli innocenti è un ritratto psicologico ed esistenziale di profondo rigore e di insolita efficacia. Ci pone delle domande, senza imporci risposte, non ci chiede di stare dalla parte di nessuno, ma di condividere le ragioni di tutti, e soprattutto di non negarci alla verità. |
cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2007