Con
la Palma d'oro assegnata a
The Best Intentions
di Bille August, la giuria ha voluto forse premiare l'ombra di un grande
regista come
Ingmar Bergman, che del film è autore del soggetto
e della sceneggiatura. Ciò che affascina nel film, più
che l'accurata regia, è infatti il compatto corpo narrativo in
cui Bergman racconta della giovinezza dei suoi genitori, dell'affettuosa
madre, di nobili origini e del padre, un pastore protestante con una
personalità di grande rigore morale, ma anche di una severità
e di un'intransigenza spesso lontani dalla pietas cristiana. Tre ore
di ottimo cinema che passano con coinvolgente scorrevolezza: paesaggi
affascinanti, personalità ricche e complesse, un'opera sontuosa
ed austera, in cui resta solo il rimpianto di una maggiore magia nella
composizione delle immagini, a cui il Bergman di
Fanny
e Alexander ci aveva abituato.
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