Habemus Papam
Nanni Moretti -
Italia/Francia
2011
- 1h 44' |
Chi
si aspetta il Nanni Moretti delle idee che non ammettono contraddittorio,
delle certezze non solo cinematografiche ("Ve lo meritate Sordi")
ma anche politiche ("Con questo tipo di dirigenza non vinceremo mai"),
rimarrà deluso. A dispetto del suo titolo antifrastico, nessuno avrà un
bel niente: altro che "Habemus Papam"! I cardinali convinti di aver eletto
un nuovo pontefice dovranno fare i conti con un papa schiacciato dalle sue
future responsabilità e tentato di tirarsi indietro. Ma anche gli
spettatori, che da quelle premesse possono aspettarsi una riflessione
sulle responsabilità del Potere e dei suoi Rappresentanti, rischiano lo
sconcerto e forse lo smarrimento [...] Perché Moretti abbia scelto di
mettere al centro del suo film la Chiesa e il suo massimo rappresentante è
comprensibile: sono l'ultimo grande Potere oggi in Italia, il più
compatto, il più solido, il più vero. Riflettere sul peso di tale potere
[...] e soprattutto riflettere sulle responsabilità di chi lo esercita non
stupisce certo, anche in relazione allo scarso senso di responsabilità di
chi in Italia esercita altri poteri. Quello che si fa fatica a capire è il
tanto spazio lasciato al 'tempo libero' dei cardinali, vittime delle più
prevedibili e scontate forme del 'morettismo'. [...] Resta la grande forza
visiva (e metaforica) di alcune immagini, prima fra tutte quella del
balcone vuoto dove il papa non vuole affacciarsi, con le tende che si
aprono e si chiudono su un nero che intimorisce e spaventa, inevitabile
rimando a un oggi di paure e di rinunce... |
Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera |
Non
è una fiction, ma un apologo sul potere, la solitudine, il bisogno (e la
mancanza) di affetto. Un film spesso folgorante. Dove Michel Piccoli, che
intere generazioni hanno conosciuto come impeccabile e algido seduttore,
ora incanta nel ruolo di un pontefice che annaspa in cerca di umanità.
Esplorare il labirinto vaticano è un'operazione delicata. Ne vengono fuori
in genere polpettoni a grandi tinte o bozzetti edificanti dal tono
clerical-nasale. Nanni Moretti nel suo
Habemus Papam
spariglia le carte, perché non vuole ricreare in cartapesta un presepe
ecclesiale, ma pungola gli spettatori a seguire l'avventura di un
personaggio, si potrebbe dire di un'anima. [...] Una emozionante
confessione sul tema dell'inadeguatezza, che fa da filo conduttore del
film. Gli artisti sono precisamente questo: antenne che captano la realtà
spesso nascosta nel brusio del quotidiano. E la realtà è che oggi non
basta più sedersi sul trono di Pietro per comandare su un gregge di
fedeli. Oggi bisogna convincere. |
Marco Politi - Il Fatto Quotidiano |
Habemus Papam
è per alcuni il capolavoro di Nanni Moretti, cinque anni dopo quel
Caimano,
così profetico e attuale. È il film di un laico, o forse di un ateo che
come tale ha profondo rispetto di chi crede, e che riesce attraverso
l'ironia, le invenzioni, l'eleganza, a suscitare una commozione, e allo
stesso tempo, un'angoscia, che sfiorano la fede molto più di tanti film
d'intento religioso che di solito vengono malissimo. È anche un film di
massima intelligenza e libertà, privo di una tesi precostituita, ben
attento a non accontentare chi da lui si aspettava una troppo facile
critica alle gerarchie vaticane e alle loro ingerenze nei fatti nostri o
qualche accenno all'attuale pontificato. Qualunque cosa comunque Moretti
voglia dire, a parole non ce la dice, o la dice con dispettosa nebbiosità,
consentendo così a chiunque di interpretare il film come crede. |
Natalia Aspesi - La Repubblica |
Papa
che non vuole fare il Papa, uno psicoanalista che dovrebbe aiutarlo a
condizione di non parlare di sesso, sogni, Edipo.
Habemus Papam
è una clamorosa metafora del blocco, del rifiuto del mondo, del trovarsi
di fronte a qualcosa che non riusciamo ad affrontare. E un film magnifico,
quasi un miracolo: perché il laico Moretti riesce a raccontarci il 'dietro
le quinte' di un conclave strappando numerose risate e rispettando nel
contempo la solennità di un rituale in cui si identificano milioni di
persone. Nanni aveva già interpretato un sacerdote in
La messa è finita.
Ma qui si fa un grande salto [...] Moretti ottiene un risultato che sembra
ovvio ma è, in realtà, straordinario: sia il Papa mancato che i cardinali
orfani sono uomini pieni di tic e di debolezze. Ma questo è ancora un
primo livello di lettura del film, forse il più semplicistico. Il vero
scarto narrativo è il momento in cui Melville, alla domanda della
psicoanalista donna su quale sia il suo lavoro, risponde: "Sono un
attore". |
Alberto Crespi - L'Unità |
promo |
Alla morte del vecchio Papa, il Conclave si riunisce per eleggere
il nuovo pontefice. La scelta cade sul cardinal Melville, ma il
prescelto cade preda di dubbi e fortissime ansie - dovute al
timore di non essere in grado di salire degnamente al soglio
pontificio - che si manifestano con una improvvisa depressione.
Per risolvere la situazione, il Vaticano decide quindi di
rivolgersi al professor Brezzi, uno psicanalista, chiamato ad
assistere e aiutare Melville a risolvere i suoi problemi... Una
riflessione sul peso di tale potere e sulle responsabilità di chi
lo esercita, una emozionante confessione sul tema
dell'inadeguatezza, una clamorosa metafora del blocco, del rifiuto
del mondo, del trovarsi di fronte a qualcosa che non riusciamo ad
affrontare. E un film magnifico, quasi un miracolo... |
cinélite
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