Mia madre
Nanni Moretti - Germania/Francia/Italia 2015 - 1h 46'

Premio della regia ecumenica - CANNES 68°


 

    Uno dei motivi, il motivo?, per cui amiamo il cinema di Nanni Morettifilm successivo in archivio è l'ostinata istanza morale sulla quale si fonda. Fin dai tempi di Io sono un autarchico, il cineasta si è posto sullo schermo in una posizione centrale di incredulo, indignato osservatore. Da un lato una società civile alla deriva; dall'altra lui, volta a volta barricato dietro un altare o una macchina da presa, sferzante, irritato, irritante ed egocentrico, certo: ma nel suo sofferto mettersi in discussione, noi spettatori abbiamo sempre avvertito un'urgenza di testimonianza per conto e a nome di tutti. Così accade in Mia madre (...). Aleggia in spirito il Fellini di 8 e mezzo, ma tradotto nello stile sobrio, pudico, brechtiano/grottesco di Nanni, (...). Mia madre non è un film sul lutto, è un film che sul lutto annunciato avvita una crisi esistenziale e alla fine in qualche modo la sublima. Anche se la storia procede volutamente sull'accumulo e non sullo scarto narrativo, a nostro avviso al copione avrebbe giovato una maggiore incisività drammaturgica, ma, ben sottolineata dalle note di Arvo Part e di Britten, l'atmosfera del film resta coerentemente rarefatta, onirico-minimalista, avvolgente. E negli occhi chiari di Margherita leggiamo intatta quell'esigenza di autenticità che è uno dei motivi, il motivo?, per cui amiamo il cinema di Moretti.

Natalia Aspesi - La Repubblica

    Nanni Moretti si è innamorato di una nuova parola per raccontarsi: inadeguatezza. E in questo modo riesce a far sentire i suoi cineappassionati più inadeguati di lui, inadeguati cioè a cogliere tutta la meraviglia del suo nuovo film, dal titolo già pericolosamente intimo, Mia madre; affidando il suo alter ego alla nostra attrice più brava a esprimere inadeguatezza, Margherita Buy, forse perché lei così si sente davvero, malgrado, a 52 anni, sia al suo 48 film e sia ormai molto brava. Dal 2011, dal memorabile 'Habemus Papam', si aspettava con docile ansia un nuovo Moretti, marchio sicuro del raro buon cinema italiano, e finalmente ce lo ha concesso: non un'autobiografia, non un caro diario, non una confessione, ma certamente una storia autoreferenziale, negli eventi e nei sentimenti. Non ha mai pensato di essere lui se stesso, perché da subito voleva essere rappresentato da una donna, che certamente poteva essere un regista meno musone e complicato di lui, e lui poteva dirigerla contando sulla sua devozione verso il Maestro dimostrata in due altri film fatti con lui. (...) Momenti (...) d'inevitabile commozione, sono tanti, difficilmente ormai si provano al cinema. Ma Moretti è di quei registi e di quegli uomini che non vogliono costringere la gente alle furtive lacrime con facili mezzi ricattatori. E quindi il legame dolente tra la donna ammalata e i due figli, prima in ospedale poi a casa, si accende della bravura degli attori: la madre Ada (Lazzarini, grande attrice di teatro), sa contenere la sofferenza e la paura, per aiutare i figli ad accettare la sua fine; il figlio Giovanni, cui Nanni Moretti dà una fragilità molto maschile che gli rende insopportabile il peso contemporaneo del dolore e della professione. È lei, la figlia Margherita, dai gesti soccorrevoli e impacciati sul corpo affranto della donna ammalata, ad avere la forza per vivere tutto...

Natalia Aspesi - La Repubblica



promo

Margherita, regista di successo in crisi creativa, è alle prese con un film impegnato, incentrato sulla rivolta degli operai di una fabbrica contro i tagli e i licenziamenti previsti dai nuovi proprietari americani. Il compito per Margherita è tutt'altro che semplice: non solo deve confrontarsi con un film politico, ma anche con la difficile gestione del cast, in particolare di Barry Huggins, bizzosa star italo-americana anche lui in crisi. E la vita di Margherita non è complicata solo sul set: separata e con una figlia adolescente, deve fare i conti con un rapporto sentimentale ormai agli sgoccioli e, soprattutto, con la malattia di sua madre Ada, latinista ed ex insegnante di Liceo, ricoverata in ospedale. Con l'aiuto del fratello Giovanni, ingegnere che ha rinunciato al lavoro per dedicarsi completamente ad Ada, Margherita proverà a superare gli ostacoli della sua vita privata e professionale.

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