...Destinato a conquistarsi un posto di riguardo nei futuri repertori del war movie. (...) Fury è un war movie, allo stesso tempo, di grande qualità e di grandi contraddizioni. Racconta una storia di guerra concepita secondo i classici parametri del genere: inquadrata come un romanzo di formazione attraverso gli occhi del soldato più giovane, nonché in equilibrio tra realismo e mitologia. Anche l'assortimento dei soldati è dei più tradizionali, col comandante stoico e determinato, ma interiormente sofferente, e i suoi sottoposti assortiti secondo caratteristiche macroscopiche. Però la struttura del film è singolare, organizzata per grandi blocchi narrativi: tre battaglie e, al centro, il lungo episodio dei militari nella casa di due donne tedesche, che produce una sorta di malessere mentre fa pensare, ma senza l'ironia di Tarantino, alle scene non belliche di Bastardi senza gloria (cui rimanda anche la presenza di Brad Pitt al posto di comando). Inoltre il film resta sospeso tra sincero orrore (le stesse azioni degli americani sono al limite del crimine di guerra) e celebrazione dell'eroismo: insomma, mostra il conflitto con bagliori infernali ma ne ribadisce anche la necessità (quella contro il nazismo resta «l'ultima guerra giusta« ), sventolando la bandiera a stelle e strisce. Ciò che rimane stabile, in tutto ciò, è la qualità cinematografica. I riferimenti filmici sono numerosi e vari: da classici del genere più (Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg per la ferocia dei combattimenti e il senso di sofferenza nella carne dei soldati ) e meno (il magnifico Il grande uno rosso di Samuel Fuller) recenti, fino al film israeliano Lebanon (...). La solennità delle immagini e del paesaggio (il racconto è ambientato in una primavera grigia ancor piena di reminiscenze invernali), invece, rimanda al cinema di guerra sovietico. Ed è notevole la logistica della percezione con cui il regista David Ayer fa capire sempre allo spettatore la topografia delle azioni: anche le più complicate (vedi quell'autentico pezzo di bravura che è il combattimento tra lo Sherman e la 'corazzata' Tiger ). |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
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Seconda Guerra Mondiale, aprile 1945. Mentre gli Alleati portano l'attacco definitivo in Europa, il grintoso sergente dell'esercito Don "Wardaddy" Collier guiderà un carro armato Sherman e gli uomini dell'equipaggio verso una missione mortale dietro le linee nemiche. Nel loro eroico tentativo di sferrare un colpo al cuore della Germania nazista, "Wardaddy" e i suoi uomini, pochi e male armati, si troveranno di fronte a terribili minacce... Un film che resta sospeso tra sincero orrore e celebrazione dell'eroismo, mostrando il conflitto con bagliori infernali "necessari". Il fine è dimostrare come il conflitto bellico, trasformando ideologia e coscienza, sia disumanizzante per tutti, alleati e nemici. La regia di Ayer spia la loro intimità consegnandoci un'estetica della figura del soldato di grande carica espressiva. |