Autore intimista,
regista di sentimenti e valori (ricordate il Decalogo?) Kieslowski
apre con Trois
couleurs. Bleu
una trilogia sui concetti di libertà-uguaglianza-fraternità (abbinati
ai colori blu-bianco-rosso della rivoluzione) rivisitati secondo una
visione introspettiva, che guarda al "sommerso" dell'individualità
piuttosto che all'evidenza del sociale.
Così Film blu parla della
libertà per ellissi e affronta la realtà in un'ottica
tutta "privata", rifugiandosi nei meandri
dell'anima di Julie (Juliette Binoche), una giovane donna
che ha perso in un'incidente d'auto il marito e la
figlia.
Superato lo shock iniziale, abbandonata l'idea del
suicidio, Julie si avvia in un sofferto percorso di
solitudine e riflessione: si concede una notte d'amore
con Olivier, l'assistente del marito, da tempo
segretamente innamorato, decide di vendere tutte le
proprietà, getta nella spazzatura gli spartiti della
partitura che il marito, famoso musicista, stava
componendo (con il suo aiuto) per un internazionale
"Concerto per l'Europa", si isola in un piccolo
appartamento, lontana da tutto, dalle amicizie e dai
ricordi. Ma la realtà non la lascia sola e negli spazi
bui del suo animo (resi "visivi" con
un'originalissima soluzione stilistica) esplode di
continuo la melodia del "suo" concerto.
Se il blu è la tonalità che pervade la scena (il colore di un pezzo
di carta, dei pendagli di un lampadario, del'acqua della piscina)
qual è la vera libertà per
Kieslowski?
Quella dal dolore, dal possesso delle cose, dalla peso della memoria,
persino dal coinvolgimento degli affetti. Quando Julie scopre che
il marito aveva un'altra donna e che questa è in attesa di un figlio,
fa in modo che ogni bene passi a lei e al bambino e, nel finale, accetterà
anche di collaborare con Olivier per completare il concerto, suggerendo accordi
e soprattutto il canto per il coro, tratto, come voleva il marito,
dall'inno all'amore di S.Paolo nella prima ai Corinti: "se
anche avessi il dono della profezia e della conoscienza... se non
avessi l'amore non sono nulla".
Intenso nella straordinaria interpretazione della Binoche, orchestrato
come uno sconvolgente concerto di immagini e suoni, Film blu. Libertà
sa dilatare il tempo del racconto in tempo della memoria e dello spirito,
contappuntando con squarci indimenticabili la sua estetica radicale
del silenzio e dell'amore. E sa strutturare ogni singolo fotogramma
come tassello indispensabile di un puzzle filosofico in cui la liricità
è alla luce dell'evidenza e la tensione spirituale non si adagia mai
in soluzioni di comodo. Se, come ha estremizzato Kieslowski, "il mondo non esiste finché non è rappresentato",
Film blu ci aiuta davvero a scandagliare la profondità dell'esistenza
e a riconciliarci con il cinema d'autore.
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