"Dietro
ogni finestra si nasconde una storia che vale la pena di
raccontare". Questo lassunto di partenza di
Le
cose che so di lei, prima regia di Rodrigo Garcia
Marquez
, già direttore di fotografia e figlio del premio Nobel
Gabriel. Un esordiente fortunato che, pur avendo a disposizione
un modesto budget, ha fatto il bel colpo di riuscire a convincere
attrici di prestigio come Glenn Close, Cameron Diaz e Holly
Hunter a partecipare al film. Merito certamente di un copione (scritto
dallo stesso Garcia) che scruta nella vita di cinque donne, tutte
alle prese con un rovello segreto o una situazione dolorosa. Cè
la ginecologa Glenn Close che, rimasta ad accudire lanzianamadre
nel giorno di libertà dellinfermiere, si fa fare i
tarocchi dalla cartomante Calista Flockhart, la quale le rivela
il suo bisogno di amore e cambiamento. Cè la direttrice di
banca Holly Hunter che, di fronte allindifferenza con cui
il suo amante sposato accoglie la sua decisione di abortire, è
indotta a rimettere in discussione se stessa e il rapporto.
Vediamo poi la scrittrice di libri per ragazzi Kathy Baker
accendersi di romantica curiosità per un nano, suo nuovo vicino
di casa, mentre è costretta a prendere atto che il figlio
quindicenne sta diventando adulto. Ritroviamo nel quarto episodio
la cartomante Flockhart che assiste la sua amante Valeria Golino,
malata terminale, rievocando insieme a lei il loro primo incontro.
Infine siamo introdotti nellintimità della nonvedente
Cameron Diaz e di sua sorella Amy Brenneman, di professione
poliziotta. Delle due la Diaz sembra la più cinica e forte, però
non è così. Pur diviso in episodi,
Le cose che so di
lei
ricorda per cornice (la Fernando Valley di Los
Angeles) e struttura narrativa film corali quali laltmaniano
America oggi o il recente Magnolia. Qui la sceneggiatura è
meno abilmente congegnata, ma lo sguardo che Garcia getta sul
privato delle sue protagoniste è ricco di partecipazione. E quel
tanto di voyeuristico che potrebbe esserci nelloperazione
è stemperato da un senso di dolente umanità che ha conquistato
al film simpatie di pubblico e critica nei vari festival, dal
Sundance a Cannes. Le interpreti sono tutte allaltezza e la
fotografia di Emmanuel Lubezki conferisce uno smalto di intensità
al loro concertato. |