Cosa voglio di più
Silvio Soldini
- Italia/Svizzera 2010 - 2h 6'

   ...Due notti fuori sono troppo costose, per una coppia o peggio ancora una famiglia, e allora il venerdì sera si sta a casa, magari a preparare i panini per il viaggio del giorno dopo. È questo il tipo di dettaglio che differenzia Cosa voglio di più da una trita storia di passione, quella fra l'impiegata Anna (Alba Rohrwacher) e il tuttofare Domenico (Pierfrancesco Favino), entrambi già in coppia, lui anche con due figli piccoli, che si incontrano, si invadono le vite e consumano la loro storia fra bugie e sotterfugi. Niente di nuovo sotto il sole, la differenza la fanno però i soldi: «Sempre di quelli si finisce a parlare», lamenta lei.
«Per forza», dice lui, perché mancano a entrambi, come mancano a (quasi) tutti, in questa Italia della crisi negata.
Ma non è solo la mancanza di soldi a smorzare i colori alla storia di Anna e Domenico. È anche la mancanza di speranza, di capacità di progettare un futuro diverso. È la frustrazione nel "volere qualcosa di più", come dice il titolo, e non andarselo a prendere, se non di sfuggita e di nascosto. La sensazione è che non si parli solo di due individui, ma di una nazione, che si descriva un clima che circonda tutti noi. E viene subito in mente il paragone con la filmografia passata dello stesso Soldini
film successivo in archivio: soprattutto con quel Pane e tulipani del già lontano 1999 che vedeva protagonista una donna sposata e con figli pronta a seguire le sue passioni con ottimismo, persino con una punta di incoscienza, e soprattutto senza sensi di colpa. Il titolo di quel film parafrasava il "vogliamo il pane, ma anche le rose" che ripetevano le operaie del Massachusetts nel lontanissimo 1912 citando Rosa Luxemburg e che è diventato anche il titolo di un film di Ken Loach – curioso, perché Soldini, da cantore delle solitudini e dell'alienazione dell'epoca moderna, sta diventando il Ken Loach italiano, prima con i disoccupati di Giorni e nuvole e ora con i precari di Cosa voglio di più, che fin dal titolo sembrano non meritarsi niente di meglio di quello che hanno, abituati come sono ad accontentarsi, a restringersi dentro confini sempre più angusti.
Ma, come dice Stefano Benni, prima o poi l'amore arriva, e ti catapulta fuori da quei confini, rendendo impossibile rientrarci – emotivamente, si intende, perché la realtà contemporanea, almeno quella italiana, sembra fare di tutto per farci stare "bboni, bbonini", come direbbe Costanzo. È allora che ci accorgiamo che la nostra casa è sempre più spesso arredata da mobili componibili per i quali, come dice Giuseppe Battiston, il personaggio più commovente del film, «non ci sono neanche le viti», costruendoci intorno (anzi, costringendoci a costruircele da soli) esistenze precarie, perennemente scomponibili, concepite per la breve durata.
Questa è un'epoca in cui gli uomini, simbolicamente evirati dalla precarietà lavorativa, si ammazzano di fatica mentre le loro donne vorrebbero solo che «ci fossero» (per esempio alla nascita di un figlio), in cui ci si consuma (noi "consumatori") inseguendo le offerte del supermercato, in cui una divorziata quarantenne è costretta a tornare a vivere con i genitori. In questo contesto la vitalità del sesso, troppo a lungo compressa (in una scatola dell'Ikea, probabilmente), che «non si immaginava così violenta», che è dolorosa, egoista e sfacciata perché "vuole di più" in un'epoca in cui farlo pare un'eresia, genera un vortice di distruzione... E se ci si abituata a rinunciare a tutto, dalla partenza del venerdì all'amore non inscatolato, si corre il rischio di implodere, come individui ma anche come società.

Paola Casella - Europa

promo

Quello di Anna e Alessio è un matrimonio come tanti altri. Poi un giorno arriva l'incontro con Domenico, sposato con due figli, e di colpo Anna perde la testa, proiettandosi in una situazione completamente nuova fatta di desiderio, di incontri clandestini, di sesso da consumare in fretta e con passione. Non passa però molto perché tutto questo non le basti più. Anna vuole e chiede di più e proprio questo sembra sancire la chiusura del rapporto. Ma non tutto in realtà è determinato...
Non ci sono registi bravi come Soldini a raccontare Milano, dal centro alla periferia, dai portoni ai parcheggi, dalle scale dei palazzi agli incredibili motel fuori porta che funzionano come il McDrive, fast sex al posto del fast food. La luce, non c’è dubbio, è quella della città autentica, gli uomini e le donne pure. Un contesto dove persino i sentimenti sono questione di budget.

cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2010