Nella
generazione dei registi tra i quaranta e i cinquant'anni (Alexander Payne |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
L'incontro fra il David Griffith di Il giglio infranto e Le due orfanelle con il Dostoevskij di Umiliati e offesi o Delitto e castigo; o anche, la miscela di vecchie memorie familiari - i nonni di James Gray erano immigrati ebrei russi - con ardenti empiti operistici. In altre parole, C'era una volta a New York è un puro distillato di melodramma. (...) Con l'occhio ai capolavori del passato, il film ripercorre sia nella struttura narrativa che nel suggestivo apparato formale tutte le tappe d'obbligo del genere, ma la regia magistrale e la densa sensibilità introspettiva di Gray provvedono a far vibrare di nuova vita gli stereotipi; e gli interpreti - l'ispirata, trepida Marion Cotillard e il suo tormentato carnefice Joaquin Phoenix - sono davvero emozionanti. |
Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa |
C'è un
grande regista americano da liberare dalla nicchia e da mettere in
cornice. Si chiama James Gray. Ha alla spalle quattro film:
Little Odessa,
The Yard,
I padroni della notte
e
Two
Lovers.
Il quinto,
C'era una volta a New York
(...). E a
conferma che, per quantità, orari, attese
troppo caricate e magari stanchezza di fruizione, i festival siano una
delle occasioni peggiori per un'immediata e giusta valutazione non
influenzata da fattori esterni, onestà vuole così che evidenzi come, dopo
una seconda visione, il giudizio salga. Non un titolo in tono minore (che,
comunque, per Gray significa sempre un profilo in rilievo) ma
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Natalino Bruzzone - Il Secolo XIX |
promo |
1921. In cerca di una nuova vita e inseguendo il 'sogno americano', Ewa Cybulski e sua sorella salpano alla volta di New York dalla loro terra d'origine, la Polonia. Quando raggiungono Ellis Island, i dottori scoprono che Magda è malata e le due donne vengono separate: una viene messa in quarantena, l'altra lasciata andare. Ma Ewa si trova sola e spersa nella Grande Mela, alla ricerca di un modo per ricongiungersi alla sorella. Incontra allora Bruno, uomo affascinante ma malvagio, che la trascina in giro di prostituzione. Le cose cambiano da quando arriva Orlando, l'elegante prestigiatore cugino di Bruno: lui le fa recuperare la sua autostima e una speranza in un futuro migliore, ma Ewa non ha fatto i conti con la gelosia di Bruno... Un melodramma formalmente impeccabile, color seppia come le foto d'epoca, costellato di sventurate eroine da romanzo ottocentesco, amori impossibili, ingiustizie sociali, bisogno di riscatto. Il film ripercorre sia nella struttura narrativa che nel suggestivo apparato formale tutte le tappe d'obbligo del genere, ma la regia magistrale e la densa sensibilità introspettiva della regia provvedono a far vibrare di nuova vita gli stereotipi; e gli interpreti - l'ispirata, trepida Marion Cotillard e il suo tormentato carnefice Joaquin Phoenix - sono davvero emozionanti. |