Una
banda di rapinatori sfugge all’accerchiamento della polizia e si
rifugia in un casermone popolare. Prende in ostaggio una famigliola
ma, sorpresa, deve vedersela anche con un altro gruppo di colleghi”,
che nello stesso stabile ha il proprio covo. Nel frattempo l’assedio
della polizia viene gestito da una rampante “consulente d’immagine”,
convinta che l’operazione si possa trasformare in un mastodontico
evento massmediatico in grado di risollevare le forze dell’ordine
ormai compromesse. Allora, tanto per capire di cosa parliamo: il film
comincia con un piano sequenza di sette minuti che oseremmo definire
post-depalmiano, nel senso che va persino oltre il sublime Brian. Poi
prosegue stratificando la narrazione: la polizia che fa casino per
strada, i banditi delle diverse fazioni che cercano di trovare un
ordine in casa, per lo meno tra di loro, senza dimenticare i
prigionieri. C’è qualcosa di grandioso nella dialettica
cinematografica di Johnnie To
,
inutile negarlo. Anche se di film “sulla notizia” ne abbiamo visti a
bizzeffe, questo arriva in Italia in un momento particolare. Da una
parte, nel mondo vero, la Bbc per raccontare gli attentati di Londra
sceglie l’aplomb estetico e sottrae il più possibile allo sguardo,
dall’altra ci si imbatte in
Breaking News
che invece porta alle estreme conseguenze le regole del giornalismo
embedded, che stordisce con immagini e informazioni
manipolate-filtrate-costruite. È una allegoria potente, non
originalissima, ma gestita da To con la solita radicalità espressiva.
E poi, non parliamo di un blockbuster americano da cento milioni di
dollari, ma di una produzione che a Hollywood definirebbero media.
Eppure c’è un respiro spettacolare che incanta, senza stupire con i
soli effetti speciali
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