da Film TV (Emanuela Martini) |
Breakfast on Pluto, l’ultimo film di Neil Jordan, è bello fin dal titolo («Colazione su Plutone»), proprio per quel suo essere evocativo non solo di “pianeti” lontani, ma di tempi e nomi passati che sanno di anni settanta, di glam rock, di David Bowie, di Ziggy Stardust e di marziani. E anche di questo parla Breakfast on Pluto: di una stagione in cui era possibile camminare in equilibrio sul filo del trasformismo, decidere il proprio sesso e la propria identità in piena consapevolezza e diritto. Una stagione in cui era possibile sperimentare, portarsi al limite e dire: «questo sono io», Neil Jordan è nella sua materia, raccontando la storia di un ragazzo che vuole diventare donna nell’Irlanda cattolica e patriarcale degli anni settanta. Figlio di un prete di un paesino di campagna e delle sua cameriera. Patrick viene dato, anzi venduto, in adozione a una vedova che lo maltratta nonostante il congruo vitalizio. Patrick manifesta la sua alterità, il suo essere alieno sin da subito e la sua formazione picchia duro contro l'osso della sua natura. Presto prende il largo, abbandona l’Irlanda natia (ove già echeggiano i plumbei suoni suonati dall’Ira) e si dirige a Londra, più adatta ad accogliere il suo trasformismo. Ma nella capitale britannica risiede anche la madre di Patrick, quella madre che lo ha abbandonato e che non ha mai visto e che lui, almeno una volta, vorrebbe incontrare. Su queste righe, Jordan costruisce un film molto particolare, originale in tutto e pieno di sensi, significati e ragioni. Patrick, interpretato da un bravo Gilliam Murphy (già visto nel Vento che accarezza l'erba di Ken Loach, a cui si chiede una interpretazione quasi impossibile - forse resa meno sopportabile da un improbabile doppiaggio in falsetto), è, come ha dichiarato Neil Jordan, «una sorta di Candide di Voltaire, un innocente che attraversa la vita pensando che tutto andrà per il meglio, anche se ciò che gli accade dovrebbe convincerlo del contrario». Patrick-Candide attraversa il suo tempo, la sua epoca non senza farsi male, fiero della sua unicità e convinto della sua missione. È una figura eccentrica in un mondo che si va complicando tra cattolicesimo patriarcale irlandese, glam rock, Ira e Margaret Thatcher. Tratto dall'omonimo romanzo di Patrick McCabe, best seller in Irlanda e nominato per il Book Prize nel 1998, Breakfast on Pluto dice, con una leggerezza e un'ironia spesso poetiche, le ragioni dell'io e quelle dell'identità, che presto si fa metafora politica. Jordan aveva già collaborato con lo scrittore irlandese in The Butcher Boy e adesso vi torna, avendo perseguito questa sceneggiatura sin dal 1999. Sotto la pressione del giovane attore Murphy, che si era totalmente identificato con il protagonista, Jordan ha messo a punto un film come fiaba, piccola commedia a tratti melodrammatica e certo musicale. A metà tra Velvet Goldmine e La moglie del soldato, con un cast perfetto da Liam Neeson a Stephen Rea, da Brendan Gleeson a Bryan Ferry. In mezzo a tanti filmoni americani da tre ore ciascuno (stretti intorno ai loro effetti e infinite battaglie), potete respirare un po’ d’aria e di intelligenza con un film europeo, e d'autore.
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da Il Mucchio Selvaggio (Luca Castelli) |
Questione
d'identità sessuale, di genere per l'orfanello Patrick "Kitten" Braden (Cillian
Murphy) nella cattolicissima Irlanda degli anni '60. Abbandonato dalla
mamma, una giovane perpetua, sull'uscio del peregrino padre Liam (un
penzolante e malinconico Liam Neeson), Patrick ama travestirsi e truccarsi
da donna fin da bambino, incontrando ogni tipo di angherie da parte di
prelati, insegnanti e vecchine petulanti. La fuga, mentale e materiale,
dall'opprimente recinto della normalità e da un corpo che non gli
appartiene è solo l'inizio. La tarda adolescenza e i primi passi da adulto
lo porteranno a Londra e nel Nord Irlanda, sul furgone e sul palco del
gruppo pop dei Mohawks, assistente del mago triste Bertie (un fulminato
Stephen Rea), tra le macerie di una discoteca fatta esplodere dal tritolo
dell'Ira, socio in una cooperativa di prostitute da peep-show; sempre alla
ricerca della madre fuggita, grazie ad un unico indizio: la signora
assomiglia all'attrice Mitzi Gaynor. |
cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2007