Un angelo alla mia tavola (An Angel at My Table)
Jane Campion - Nuova Zelanda/Australia/Gran Bretagna 1990 - 2h 38'


Gran Premio Speciale Giuria

Vincitore morale dell'ultimo Festival di Venezia dove ha comunque ricevuto, oltre al Gran Premio Speciale della Giuria, un'ovazione di premi collaterali, Un angelo alla mia tavola vive di una sincerità d'intenti e di una purezza espressiva davvero straordinari. Basato sulle autobiografie della scrittrice neozelandese Janet Frame, interpretato, nello scorrere degli anni dall'adolescenza alla maturità, da tre giovani attrici straordinariamente simili e modellate sulla parte, il film accompagna la protagonista alla scoperta del suo talento, al superamento della sua supposta diversità: acclamata ben presto come scrittrice, azzardatamente diagnosticata come schizofrenica, Janet, cresciuta artisticamente tra i paesaggi incontaminati della Nuova Zelanda, ha dovuto subire i traumi degli allucinanti ricoveri in cliniche per malati di mente (fu sottoposta a 200 elettroshock), ma ha trovato nella poesia e nella letteratura la forza per arginare le proprie insicurezze e far maturare quella fine sensibilità artistica che l'ha consacrata la maggiore autrice di romanzi del suo paese. Jane Campion film successivo in archivio (Wellington-Nuova Zelanda, 1955) ha saputo accostarsi ad un tale personaggio in una splendida simbiosi di stile e comunicatività: articolato in tre capitoli (in riferimento ai diari della Frame: To the Island, An Angel at My Table, The Envoy from Mirror City), filmato originariamente per la televisione, An Angel at My Table, proprio in funzione di tale destinazione, stempera certi eccessi stilistici che avevano caratterizzato il folgorante Sweetie (1989, opera prima della Campion) e, grazie ad una fotografia incantevole ed un ritmo narrativo mai stagnante, regala una delle esperienze cinematografiche pi commosse e pregnanti di questi ultimi anni, un originale connubio di ispirazioni, letteraria e cinematografica, 158 minuti di "immagini al servizio di parole", di emozioni veraci ed indimenticabili.

ezio leoni  La Difesa del Popolo - 23 settembre 1990

 

"Era dall'82 che sognavo di portare sullo schermo la storia di Janet Frame, una delle personalità più importanti della nostra letteratura. Avevo letto i suoi libri ed in particolare mi aveva colpito l'autobiografia, la storia del disperato tentativo di dare un senso alla vita. Conoscevo anche la sua fama di "scrittrice pazza" e volevo ricostruirne un'immagine diversa... Molti erano convinti che la malattia mentale fosse la fonte della sua ispirazione. Non sono molto d'accordo con questa mitologia che collega follia e creatività. Janet era diversa, non riusciva ad integrarsi e la sua sensibilità, che la rendeva ancora pi fragile, è stata mal interpretata. Penso che talvolta si arrivi ad un punto chiave della propria esperienza creativa in cui ci vuole molta disciplina per andare avanti, e spesso ci si blocca per mancanza di regole con se stessi. Janet invece ha questa forza... Il film una mia interpretazione, ho espresso il mio punto di vista, ciò che mi ha più influenzato e colpito. Ognuno esprime se stesso e i fatti sono importanti, ma ciò che conta di più sono le tue sensazioni, che alla fine determinano il modo di raccontarli. In questo caso a me interessava restituire il sentimento della sua vita, il suo aroma".

Jane Campion