da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Rimonta del cinema danese, trainato dal carismatico nome di Lars von Trier qui produttore. Tre sorelle postcechoviane nella campagna di Stoccolma: neve, leggerezza e riunione di famiglia coi soliti giochi di rimorsi & rancori, mentre papà compie infelice 70 anni e il passato torna indesiderato ospite. Commedia femminile, puzzle di appunti sentimentali della deb Maria Blom, candidata agli Oscar, che ama e odia la provincia con autenticità personale. La famiglia è giocata nei suoi retroscena affettivi, la rincorsa ai sentimenti altrui, la specialità di non capire proprio i bisogni delle persone più vicine. Girato teatralmente tallonando i bisogni del cuore e la sua confusione, è un buon film sul bisogno infinito di amore e comprensione: niente di nuovo ma gli attori fanno il resto, stimolano curiosità. Congegno morale cinico da morire, a scoppio ritardato: ci si ripensa a casa. |
da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Tutto comincia col ritorno di Mia, trentenne single in carriera a Stoccolma, nel paesello dove ha lasciato la famiglia d’origine. Una breve visita, giusto il tempo di festeggiare i settant’anni di papà; ma sufficiente a scatenare fuori del vaso di Pandora nevrosi, rivalità, gelosie e rancori lungamente sopiti. Non è Festen, il film-manifesto di Dogma ‘95: evidentemente, però, il cinema nordeuropeo ama i pranzi di famiglia con rese dei conti come dessert. Tra fiumi di vodka e altri alcolici a volontà, viene a galla la quieta disperazione di tre sorelle: Mia, rampante apparentemente realizzata, invece solitaria e incline agli abusi etilici; Eva, che sovrintende a tutta la famiglia ma è sempre sull’orlo di una crisi di nervi; Gunilla appena separata e reduce da un viaggio a Bati, ancora euforica per l’avventura con un amante giovane. Candidato svedese agli Oscar 2006, L’amore non basta mai è un piccolo film ben recitato (le attrici calcano i palcoscenici di importanti teatri svedesi), che per buona parte della durata alterna con equilibrio toni drammatici e grotteschi. Più ambiziosa di quanto non appaia alla prima occhiata, la regista Maria Blom flirta con la vita e con la morte, tra minacce di suicidio e maternità inaspettate. La turbolenta festa di famiglia non terminerà senza un sacrificio umano. Difficile non sentire l’influsso del patriarca Bergman; anche se, a guardare meglio, l’opera seconda della Blom ricorda di più i film bergmaniani di Woody Allen... |
TORRESINO
i mercoledì a viva voce del CTP Valeri
serata cinema: 8 marzo 2006
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