Anche
nel panorama del “gradito ai minori” il merchandising natalizio impera.
Possiamo esprimere perplessità per la “divertente e scanzonata ricostruzione
della nascita della pizza napoletana” di Totò
sapore e per l’ennesima, esplosiva
avventura di Sinbad
“tra le mille e una notte e Indiana Jones”? Il 3D digitale di
Looney Tunes Back in Action
ha ancora il fascino di Space Jam
e dei (car)toon originali della Warner? E l’Opopomoz
di Enzo Dalò vive di vera ispirazione o la fiabesca leggerezza di
La
freccia azzurra e La
gabbianella e il gatto sono solo
un ricordo? L’unica certezza è che il connubio Disney-Pixar è una
vera meraviglia e che
Alla ricerca di Nemo
rinnova il piacere della visione di Toy
Story e Monsters
& Co. Rispetto a questi Finding
Nemo ha una minore brillantezza narrativa (il percorso di formazione
del piccolo protagonista e il tormentone genitoriale sono comunque
retorici ed efficaci al punto giusto, così come il ritmo dell’azione
ha guizzi davvero memorabili), ma ha un coinvolgimento, per quanto
riguarda il “punto di vista”, a dir poco straordinario. Avete mai
immaginato cosa si provi ad essere un pesce, a solcare le profondità
del mare tropicale, a tuffarsi nel blu dell’oceano? Meglio che con
un maschera da sub, con Finding Nemo ci immergiamo in quell’acquario
magico che è lo schermo cinematografico e ci emozioniamo con la storia
di due intrepidi pesci pagliaccio, papà Marlin e il piccolo Nemo.
ezio leoni - La Difesa del Popolo - 25 dicembre 2003 |