L'anziana
signora si arrampica sul carroarmato, entra a fatica nell'angusto
abitacolo, annusa il tanfo di ferro, cuoio, sudore, quindi imbraccia il
kalashnikov scarico portole dal soldato, prende la mira, preme il
grilletto. Mormorando tre parole, semplici e terribili: "Come è facile"...
Solo
Alexandr Sokurov
poteva portare fino in Cecenia la grande cantante
lirica Galina Vishnevskaya per girare il limpido ed emozionante
Alexandra.
È lei infatti la nonna venuta a trovare il nipote militare dopo tanti
anni. Lei che si aggira in quel campo come una presenza aliena e
rivelatrice. Lei che dorme nella branda, sostiene serena gli occhi
indagatori dei soldati, li guarda curiosa mentre oliano le armi, preparano
il rancio, fanno gli sbruffoni.
Mentre noi, anche se non vediamo mai la guerra ma solo qualche palazzo
sventrato, anche se non sentiamo parlare di torti e ragioni, di morti e
vendette, di Putin e di terrorismo, di colpo scopriamo una prospettiva
nuova. È la guerra vista da una donna, per giunta anziana, dunque inadatta
al mestiere delle armi. Ma capace di capire tutto guardando i piedi
piagati del nipote, o facendo la spesa al mercato in città.
Naturalmente si può accusare Sokurov di opportunismo. Si può dire, in
parte è vero, che così il regista de L'arca russa e di tanti film anche su
Hitler, su Lenin, su Hirohito, elude i problemi più scottanti garantendosi
l'appoggio dell'esercito e dei servizi segreti russi. Resta il fatto che
Sokurov, figlio di militari, è andato davvero in Cecenia ("Per parlare
con dignità di ciò di cui volevamo parlare bisognava fare l'esperienza del
rischio") e che i volti e i paesaggi della Cecenia portano nel film la
forza dirompente della verità. Una verità che non si ferma a quella
regione, in guerra con l'impero fin dal 1817, ma è quella di tutte le
guerre.
"Siete qui da troppo tempo, vi siete abituati, magari vi piace",
dice la nonna ai soldati tornando dal mercato, dove invece si è scoperta
incredibilmente vicina a una cecena. Anche se poi a parlare sarà di nuovo
il suo corpo di donna, nello struggente finale che dopo un'aspra
discussione la vede non solo riabbracciare il nipote ma farsi fare le
trecce da quel soldato tornato di colpo vulnerabile. In un gesto di
riconciliazione che sembra annullare ogni differenza di sesso, di età, di
religione. E ci porta davvero lontano. |