A
Lady in Paris
(Une Estonienne à Paris)
Ilmar Raag -
Francia/Estonia/Belgio
2012
- 1h 34' |
Se c’è
un’attrice che le donne dovrebbero prendere a modello per talento,
coraggio, scelte di vita e lavoro, quella è Jean ne Moreau. Classe 1928,
bella per personalità e non per dono del cielo, una vita all’insegna della
libertà (mai del facile scandalo), l’indimenticabile eroina di
Jules e Jim
e di tanti altri grandi titoli è il cardine di un piccolo film pieno di
grazia,
A
Lady in Paris.
In originale
Une estonienne è Paris,
poi ché di questo di tratta: di un’anziana e misteriosa estone di nome
Frida che vive in un vasto e elegante appartamento parigino, e della sua
solitaria, disperata battaglia contro il tempo che passa.
L’energica Frida ha infatti orrore che ci si occupi di lei. Sanissima,
malinconica, ma anche tagliente, si nutre di tè e croissant, detesta gli
estranei, vuole solo l’adorato Stéphane, un bel signore sui 50 che trova
sempre modo di passare da lei benché sia molto preso dal suo ben
frequentato caffè (il misuratissimo Patrick Pineau), e che solo verso metà
film scopriremo essere non suo figlio, ma un antico amore.
Da quando medicina e benessere hanno spostato avanti l’età delle rinunce,
il cinema ha infatti scoperto il terreno delle passioni in tarda età. Non
si contano ormai i film, anche molto belli, su vegliarde e vegliardi di
indomabile romanticismo e robusto appetito. Ma
A
Lady in Paris,
esordio del giornalista estone Ilmar Raag, classe 1968, spicca per
finezza. Tutto infatti è visto con gli occhi della vera protagonista: la
matura, timorata Anne (magnifica Lame Màgi), venuta dall’Estonia per
accudire l’insopportabile Frida. Insolentita e umiliata in tutti i modi
dalla compatriota, che ha tagliato i ponti con la terra d’origine, sarà
lei a (farci) scoprire il passato tempestoso della gran dama. Innescando
un duplice cambiamento interiore (e un simbolico passaggio del testimone)
culminante in una scena sorprendente per forza e semplicità. Che vede
Frida-Jeanne Moreau travolta da un senso di rimpianto e intimità così
forte da farle addirittura allungare le mani sul paziente Stéphane. Con un
gesto insieme tenero e sconcio che dice tutta la bellezza del film e il
coraggio della Moreau. Una lezione, e non solo di cinema. |
Fabio Ferzetti - Il
Messaggero |
Il regista, che
si è scritto anche il testo, ha studiato con tatto e con finezza quei due
caratteri seguendone molto da vicino prima i reciproci contrasti poi le
graduali evoluzioni positive, rivolgendo le sue maggiori attenzioni al
disegno complesso ma anche sottile della psicologia di Frida lasciandola
ricreare a fondo da Jeanne Moreau. Certo, gli anni le si contano tutti - è
nata nel '28 - ma il carisma celebre della sua voce continua a dare
significati profondi a tutta la sua recitazione. Prima, negli anni
Cinquanta, ai tempi
di
Les Amants di Louis
Malle che rischiò addirittura di far scandalo a una Mostra di Venezia,
aveva cupe tensioni erotiche provocate anche dal fumo, oggi, ci fa
ascoltare (nella edizione originale) solo delle inflessioni sensuali con
sfumature roche, frutto sia dell'età sia del suo grandissimo talento,
conquistando sempre. Come conquista la sua mimica, pur logora, e quella
sua famosa eleganza che la induce anche qui a indossare quattro o cinque
abiti di classe cui aggiunge, di suo, quelle lunghissime file di perle che
io le ho viste tutta la vita. Non dimentico però di fronte a lei Laine
Magi, l'attrice estone. Un viso con silenzi che parlano. |
Gian Luigi Rondi - Il
Tempo |
promo |
Anne (Laine
Mägi) lascia l'Estonia per trasferirsi a Parigi e prendersi cura
di Frida (Jeanne Moreau), un'anziana estone emigrata in Francia da
parecchio tempo. Molto presto Anne si rende conto di non essere la
benvenuta. Tutto ciò che Frida desidera dalla vita è avere
l'attenzione di Stéphane (Patrick Pineau), suo amante più giovane
di lei. Stéphane, invece, desidera che Anne rimanga e si occupi di
Frida, anche contro la sua volontà... Due tipi di diversa
malinconia si incontrano in questo film, una aggressiva, indomita,
concentrata sulle pochissime piccole cose su cui non transigere,
l'altra un po' spenta ma ancora curiosa di vita e di quella città
che appare come un sogno avvolto nel buio, da cogliere attraverso
lunghe passeggiate. Il tutto con l'eleganza garbata della commedia
francese e la straordinaria verve interpretativa dell'immortale
Jeanne Moreau. |
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LUX
- giugno 2013 |
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