La
mostra dedicata a
Telemaco Signorini e la pittura in
Europa inaugura
degnamente il nuovo corso di Palazzo Zabarella, che ha da poco
festeggiato, con grande successo di critica e pubblico, il primo
decennale di attività.
Fino
al 31 gennaio 2010 sarà possibile ammirarla nella bella sede
padovana: un’esposizione dal taglio decisamente internazionale che
propone i massimi capolavori dell’artista toscano (oltre 100 le
opere esposte, un album di prestatori internazionale che comprende
anche il parigino Museo d’Orsay, L’Absinthe, e l’Hermitage di
Pietroburgo ) a confronto con quelli di altri grandi maestri della
pittura europea del momento, da Van Gogh a Tissot, da
Toulouse-Lautrec a Courbet a Corot...
Esempi di un affascinante itinerario espositivo, che documentano
l’intero percorso artistico di Signorini, presentando tutte le sue
opere più significative e famose, arricchendolo di confronti
forti, mirati, precisi, mai pretestuosi, con gli altri grandi
protagonisti della storia dell’arte in Europa negli ultimi decenni
dell’Ottocento.
Ne
emerge la grandezza del fiorentino, unico, o quasi, tra i
Macchiaioli a godere, già in vita, di un successo e di un mercato
veramente internazionali. A suo favore giocarono, oltre
all’indubbia maestria, la frequentazione dell’ambiente inglese di
Firenze, i numerosi soggiorni prima in Italia e poi in Francia e
Inghilterra dove entrò in contatto con un ambiente artistico in
pieno fermento che certamente influì sul suo stile.
Fine intellettuale, Signorini venne riconosciuto in Italia e in
Europa anche per le sue qualità di critico militante, attento a
ciò che accadeva nel mondo dell’arte ma anche nella società.
E fu conscio anche di questo, tanto da doverne ‘rendere conto’ nel
1893, quando sentì il bisogno di riflettere sulla vicenda
macchiaiola di cui era stato assoluto protagonista, pubblicando
“Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangelo”, un testo
essenziale di critica e storia dell’arte declinate “a modo suo”,
attraverso la chiave davvero inconsueta della caricatura. Un
grande, Telemaco Signorini e, come tutti i grandi, un antesignano. |
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Ferrara Arte in collaborazione con lo
Sterling & Francine Clark Art Institute di Williamstown dà
ospitalità all'opera di
Giovanni Boldini
proprio nella più bella galleria d’arte della sua città natale, il
Palazzo dei Diamanti. La mostra a lui dedicata, curata da Sarah
Lees, sarà in parete fino al 10 gennaio 2010 per divenire
itinerante dal 14 febbraio quando sarà visibile a Williamstown (vi
resterà fino al 25 aprile).
Dopo oltre 40 anni Ferrara torna così a celebrare il genio di
uno dei suoi massimi figli: risale, infatti, al 1962 la mostra che
si tenne a Ferrara a Casa Romei e, in péndant, a Parigi al Museo
Jacquemart-Andrè.
Questa volta allo studio c'è un solo particolare capitolo della
sua carriera, quello del
primo periodo parigino,
dal 1871 al 1886. La mostra indaga infatti l’evoluzione della sua
pittura in quegli anni decisivi e getta nuova luce su una fase per
lui determinante, ma ancora oggi poco studiata. Opere in alcuni
casi mai esposte in Italia (quadri di genere, vedute cittadine,
paesaggi, fino ai famosi ritratti dei protagonisti dell’alta
società), in altri già ammirate nella mostra di Palazzo Zabarella
a Padova (2005) di cui comunque questa mostra ferrarese
rappresenta un’imprescindibile precisazione per conoscere più da
vicino il genio Boldini.
L'esposizione spazia dai lavori dell’esperienza macchiaiola alle
vedute urbane, dai paesaggi, agli interni d’atelier, alle scene di
teatri e caffè per arrivare fino alle opere degli anni Novanta che
chiudono il percorso espositivo, dando, dell’artista, il senso
della sua innata anticipazione artistico-stilistica che ben
preclude al Futurismo. L'offerta visiva spazia tra novantaquattro
capolavori provenienti dalle maggiori collezioni pubbliche e
private internazionali, prime testimonianze di quelle doti di
ritrattista che resero celebre il Maestro ferrarese nel mondo. |
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Maria
Cristina Nascosi |