novembre-dicembre '08
gennaio 2009

trimestrale di cinema, cultura e altro... ©

n° 25
Reg.1757 (PD 20/08/01)

pag. 3
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PadovaFiere


Con oltre duecento capolavori, provenienti dalle maggiori collezioni internazionali, inaugurata dal ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, ha aperto lo scorso settembre la grande mostra che Parma ha voluto dedicare al genio di Antonio Allegri detto il
Correggio.

Nel corso della prima settimana di apertura ha superato le 100 mila prenotazioni! "Un gigante della pittura che non voleva giganteggiare", ha detto la soprintendente e curatrice Lucia Fornari Schianchi che ha presentato alla stampa con il sindaco di Parma, Pietro Vignali, l'importante rassegna.

Oltre al percorso complesso e raffinato, che raccoglie nella sede della Pilotta un centinaio di opere tra disegni e dipinti di Correggio e altrettante - altri capolavori - dei suoi contemporanei (da Lotto a Leonardo, per non citarne che due), l'iniziativa, il cui costo si aggira sui 2,5 milioni di euro, comprende la visita agli affreschi della Cupola della Cattedrale e della Chiesa di San Giovanni che, per la prima volta e, probabilmente unica, possono essere ammirati da vicino grazie a un sistema di ponteggi ed al lavoro di illuminazione ‘personalizzata’ creato per l’occasione da uno dei maestri della luce del cinema internazionale, il tre volte premio Oscar Vittorio Storaro, peraltro non di completo gradimento di Eugenio Riccomini, grande critico d’arte.

Un ‘art gossip’ ha percorso come un brivido l’esposizione fin dall’inizio: ci sarebbe un falso tra i dipinti di Correggio esposti. La denuncia arriva, fin dal primo giorno della sua visita al seguito del ministro Bondi - come lo fu a Venezia 65 - da Vittorio Sgarbi che, per l'esposizione, ha curato il rapporto con l’altro grande artista e gloria locale, il Parmigianino, ma non intende dichiarare di quale opera si tratti. "C'è un comitato scientifico, se la vedranno i suoi componenti", ha risposto il critico ferrarese, deciso a non dare nessun altro ragguaglio sul dipinto, né sulla sua provenienza. Il mistero non è stato a tutt’oggi svelato!

Maria Cristina Nascosi

 

 

 

 

 

 

 

 

Arte Padova, 19ma Edizione della Mostra Mercato di arte contemporanea della citta del Santo ( 13-16 novembre 2008 ha confermato anche stavolta il anche stavolta il suo successo, sia di pubblico che per quanto riguarda gli operatori del settore.
Circa 200 le gallerie da tutta Italia in esposizione, sempre alla ricerca di nuovi talenti. Ma notevole anche la presenza e l’offerta di artisti di rango o, in ogni caso, affermati: da Vedova a Savinio, da Galliani a Massagrande.
Proprio su quest’ultimo si vuol porre l’accento quale presenza costante tra mostre ed esposizioni sulla scena artistica italiana, nonché auutore tra i migliori figurativi contemporanei. Ottimo e raffinato conoscitore della Storia dell'arte antica e contemporanea, veneto di nascita, Matteo Massagrande è pittore ed incisore, ma la sua ricerca ed il suo studio delle antiche tecniche di pittura, di incisione e all'arte del restauro sono continui. Frequenti i suoi viaggi in Europa e nel mondo. Ha iniziato ad esporre giovanissimo, nel 1973. Al suo attivo oltre cento personali in Italia ed all'estero. Le sue opere si trovano in numerosi musei, chiese, collezioni pubbliche e private. Di recente alcune sue incisioni sono entrate a far parte del Gabinetto delle Stampe degli Uffizi di Firenze ed ha esposto al Museo del Santo a Padova.
Forte di una cifra stilistica e cromatica uniche e ben riconoscibili, Massagrande, che ha da poco compiuto trent’anni di attività, affabula nelle sue opere, spesso di grandi dimensioni e respiro ancor maggiore, di mondi quotidiani eppur lontani.
Un anelito di sogno, una nebulosità ricercata, ma pregnante, che racconta storie vere con la leggerezza di un bimbo che non vuole perdersi nulla, nemmeno la melanconia che è racchiusa tutta nelle sue delicate cromìe ormai d’antan. Colori della nostalgia, da cui però non sono assenti lezioni internazionali – pur se filtrate dalla ben individuata personalità dell’artista – quali quella di Hopper, il maestro delle periferie dell’animo umano, autore ‘visibilmente’ noto a Massagrande.

Ottima la sua monografia èdita di recente da Silvana Editoriale nella Collana Collezione Contemporanea diretta da Alberto Buffetti che alle introduzioni di Sandro Parmiggiani e Giorgio Segato unisce i principali recensori dell’artista: Marco Goldin, Ermanno Olmi, Marco Vallora, Enzo Siciliano, per non citarne che alcuni.
Ad Arte Padova la galleria che lo presentava era quella di Nino Sindoni, nata nel 1990 e attualmente collocata in tre sedi ad Asiago.
Tra le altre gallerie da rimarcare la ferrarese Arstudio del portuense Francesco Pasini, gallerista ed editore da oltre 30 anni, geniale esempio di imprenditoria e cultura: dalla sua ‘officina’ sono usciti oltre 150 testi d’arte, letteratura e saggistica; oltre alla sede locale, Pasini ha aperto alcuni anni fa una galleria di ottimo e riconosciuto successo a Knokke, nel Belgio: il suo segreto? Proporre grandi artisti alla… portata di tutti. Un nome o due? Enrico Bay e Franz Borghese. Prossimamente, in primavera, proprio su quest’ultimo, artista ormai di fama mondiale, il gallerista inaugurerà un’esauriente personale forte di quasi un centinaio di eclettici esemplari dell’arte di Borghese spazianti da olii su tela a disegni, a sculture in bronzo ad opere di grafica. Il luogo di elezione/esposizione, splendido quant’altri mai: la Vinaia della Delizia Estense del Verginese di Gambulaga di Ferrara. Un luogo "ad arte"...             
(M.C.N.)


Ferrara Arte, in collaborazione con la National Gallery of Scotland di Edimburgo, ha aperto lo scorso novembre una mostra su Joseph Mallord William
Turner (1775-1851), considerato dai più il migliore
 tra i pittori romantici.
La sua arte, nata imprescindibilmente dalla suggestione provata davanti allo spettacolo della natura, è la restituzione di «qualche cosa di inafferrabile», la creazione di uno spazio del tutto nuovo e moderno, intriso di luce e di colore, nel quale la prospettiva diviene impalpabile.

L'Italia ha avuto un ruolo fondamentale nella sua formazione: come per molti intellettuali ed artisti della sua epoca – ma anche di quella che seguì – lo stendhaliano "viaggio in Italia", anche per Turner, fu un passaggio imprescindibile di crescita e di maturazione per la propria vocazione.
Fin dalla giovinezza e poi durante tutta la sua vita egli fu affascinato dal nostro paese e dalla sua tradizione artistica. Durante i suoi soggiorni in Italia, realizzò acquarelli e disegni dal vero che utilizzò poi come studi preparatori per molte delle sue più belle e celebri creazioni.
Con una sontuosa selezione di opere, tra cui oli e, per l’appunto, acquarelli, disegni, incisioni e taccuini provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo, la rassegna si muove sull'intero arco della produzione di Turner, dai quadri giovanili fino agli ultimi splendidi capolavori.

In mostra alcune delle più belle tele “italiane” di Turner, tra cui Roma vista dal Vaticano (1820), dipinto subito dopo il suo ritorno dal viaggio, Palestrina e La visione di Medea, realizzati entrambi a Roma nel 1828. Tutti e tre questi quadri sono un prestato della Tate Gallery di Londra.

Esposta pure una straordinaria Scena di montagna in Val d’Aosta, prestito della National Gallery of Victoria di Melbourne e la poco conosciuta Fontana dell’indolenza (1834) dalla Beaverbrook Art Gallery di New Brunswick, in Canada. Altri prestiti importanti provengono dalla
Rosebery Collection, dal Louvre
e dalla Royal Academy di Londra.

Il catalogo, èdito da Ferrara Arte, comprende saggi del curatore, James Hamilton e di Christopher Baker, Nicola Moorby, Jacqueline Ridge.
Le introduzioni di sezione e la cronologia sono sempre di Hamilton. che ha definito Turner "…un grande artista europeo (…). E penso che il tempo gli abbia dato ragione…"

(M.C.N.)

 

 


 

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