Heimat – Frammenti, le donne
(Heimat-Fragmente, Die Frauen)
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Non
si entusiasmino troppo i cinefili Heimat-dipendenti. Il nuovo lavoro
di Edgar Reitz,
Heimat – Frammenti, Le Donne
non si può considerare davvero un proseguimento della trilogia di
Schabbach: anche se l’ambizione del regista è quella di un vero nuovo
capitolo artistico, in realtà questi ulteriori 145 minuti sono una
ricomposizione, attraverso gli occhi di
Lulu
Simon (Nicola Schössler), di un passato fatto di spezzoni scartati
dagli Heimat precedenti (essenzialmente da
Heimat e
Heimat 2). Una specie di “contenuti speciali” non inseriti in DVD
(oltre sei ore di pellicola già montati) e utilizzati per comporre
un’opera autonoma che parte dalle riflessioni esistenziali della
figlia di Herman (“certi giorni mi sveglio e ho la sensazione che
tutto sia già successo”) per arrivare a ripercorrere una storia
del passato non affrontata in modo rigorosamente cronologico, ma
vissuta attraverso volti e personaggi, (principalmente femminili)
perfettamente riconoscibili per gli appassionati della saga: da
Clarissa a Helga, da Maria a Schnüsschen, da Renate a Dorli.
È curioso scoprire Evelyne a Parigi col suo compagno di colore (che poi sarebbe apparso, a sorpresa al matrimonio di Hermann), sapere che proprio da lei Clarissa aveva trovato dove abitare nella capitale francese in uno dei suoi viaggi di isolamento-peregrinazione. Vediamo come Hermann ed Helga abbiano risolto conflittualmente una relazione che sembrava poter supplire al grande amore per Clarissa. Adorabile Schnüsschen che si trucca come Elizabeth Taylor e parte per il suo lavoro di guida turistica, amara (e più complessa di quanto sembrasse) la figura di Olga con le sue ambizioni d’attrice e il suo corpo prorompente che rimane in mente più delle sue interpretazioni (lo adocchia anche Ansgar, ancora cinico e sfrontato prima di incontrare la sua Evelyne). Si ripercorre anche il primo Heimat con l’apparizione di Klärchen (la passione giovanile di Hermann), Paul (la sequenza che lo vede, incerto, camminare per l’Hunsrück presagisce quella che lo vedrà sparire per sempre dal suo villaggio) e Maria, madre coraggio di una discendenza orgogliosa e tormentata.
Complicato comprendere in quale contesto temporale inserire il requiem
composto da Hermann (“il passato esce come un iceberg dal lago del
presente” riflette Lulu), emozionante l’accostamento welllesiano
per la verve registica di
Reinard,
immortalato in alcune immagini di lavorazione in Messico. La coppia
Stefan-Rob
accompagna Hermann nella sua esperienza con il console
Handschuh alla Isarfilm (nuovi
tasselli narrativi che portano alla creazione del Variavision…),
Helga appare sempre più indurita
nelle sue relazioni con gli altri (ricordate che poi finirà nella
Baader-Meinhof?), ma altre sequenze della parentesi a Dülmen ce la
ripresentano nei momenti di spensieratezza che il giovane Hermann
aveva trovato tra le attenzioni sue e delle amiche
Marianne
e
Dorli
(più rilevante risulta il ruolo di quest’ultima nell’educazione
sentimentale di Hermann).
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ezio leoni - Il Mattino di Padova 5 settembre 2006 |