RICORDO DI MASSIMO TROISI

No, Massimo Troisi non va ricordato solo come curioso, amabile comico napoletano, bensì come uno dei (pochi) migliori registi del nuovo cinema italiano. Il suo ultimo film, Pensavo fosse amore invece era un calesse resterà come testimone di un far cinema lontano dalla scorrevolezza superficiale di tanti autori pretenziosi, ma "vicino" al cuore dell'essenzialità problematica che Troisi ama far scaturire dai suoi tormentati personaggi. Tra le pieghe di una comicità che si placa nell'eleganza di un sorriso e mai deborda nella sguaiatezza di una risata grossa (così diffusa nella commedia nostrana), il "balbettio" del suo cinema altro non era che l'archetipo stilistico di una "balbuzie" di valori e sentimenti a cui il vivere d'oggi ci costringe e che Massimo Troisi sapeva raccontare con la placida insicurezza della sua napoletanità. Ora che a soli 41 anni ci ha lasciati, non ci resta che riscoprire con rinnovata stima le peculiarità delle tappe di una carriera breve ma intensa: Ricomincio da tre, Scusate il ritardo, Le vie del Signore sono finite e (oggi, amara ironia del titolo), il suo grande successo al fianco di Roberto Benigni, Non ci resta che piangere.

e.l. giugno 1994 (per La Difesa del Popolo - non pubblicato)