Basta scorrere i titoli dei suoi tre lungometraggi
per percepire l'idealità "trasgressiva" iconoclasta di
HAL HARTLEY, 34enne regista di Long Island: The Unbelievable
Truth, Trust, Simple Men. Verità, fiducia e semplicità,
valori controcorrente nel panorama sociale di un'America rampante e cinica,
temi che spesso il cinema stereotipato dell'industria hollywoodiana preferisce
evitare o rifiutare. L'impegno è invece una voce fondamentale per
Hartley che, laureandosi alla Suny Purchase Film School, ha dirottato i
suoi interessi filosofici e pittorici verso l'arte dell'immagine in movimento,
tenendo ben presente la sofferta irrequietezza della condizione giovanile
e l'astrazione comunicativa di una forma cinematografica costruita con
colta ispirazione (Godard, Wenders, Ackerman, Jarmush) e personalissima
ironia. I suoi personaggi sono braccati dalla vita, dalla colpa e dall'ambizione
(Josh e Audrey in The Unbelievable Truth), dal lavoro e dalla famiglia
(Matthew e Maria in Trust-Fidati), dalla polizia e dai sentimenti
(i fratelli Bill e Dennis McCabe di Uomini semplici). Le loro aspettative
sono indefinite, le loro reazioni inaspettate, il loro futuro incerto:
il bambino che Maria porta in grembo fa più vittime della bomba
a mano che Matthew adopera come simbolo iconoclasta del proprio malessere,
la ricerca-fuga di Bill e Dennis esibisce un campionario di personaggi
e situazioni al limite del grottesco e della paranoia, la parola fine non
può connotarsi mai di ottimismo, ma ogni fallimento sembra aprirsi
ad una complice occhiata di soddisfazione. E il linguaggio cinematografico,
in perfetta sintonia, esibisce dialoghi estranianti di filosofia sdrucciola,
passa da delicati movimenti di macchina a bruschi stacchi d'inquadratura,
dipinge ogni ambiente con i toni fotografici più opportuni, dalla
soffusa sgranatura di una luminosità fiabesca alla lucida espressività
di un road-movie iperrealistico. ezio leoni pieghevole LUX febbr/aprile 93 |
filmografia
di 1984 Kid
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mm |