Tex Avery
(26 febbraio 1908 - 28 agosto 1982)

Tra tante celebrazioni, retrospettive e tributi cinematografici ce ne sono alcune che talvolta non solo sollazzano lo spirito ludico del cinefilo accanito, ma aprono spazi di "facile" riflessione sulla qualità intrinseca dei prodotti di consumo (televisivo) e sullo specifico appiattimento emozionale (in contenuti e forme) dei moderni cartoni animati. E’ il caso della personale di Tex Avery allestita dal Bergamo Film Meeting (oltre settanta splendidi cortometraggi d’animazione!) in occasione del 90° anniversario della nascita del bizzarro disegnatore americano L’autorialità, nel mondo dei cartoon, è spesso anonima per il grande pubblico. Tutti associano con naturalezza la firma di Walt Disney ai suoi famosi personaggi, ma chi ricorda, ad esempio, l'autore dei simpaticissimi Daffy Duck, Droopy, Porky Pig? Forse, per alcuni, neanche gli stessi nomi evocano la peculiare configurazione del tratto e delle gag della produzione di Tex Avery, ma in tanti ci siamo sbellicati dalle risa vedendo i suoi corti della Warner Bros e della MGM anni 40 e 50, vitalizzati dal folle, dispettoso papero nero (Daffy), dall'assonnato incedere del cagnetto Droopy, dalla proverbiale balbuzie di Porky (anche i più giovani lo conoscono per il memorabile "Th-th-th-at's all, folks!" che chiude Chi ha incastrato Roger Rabbit). Meno noti forse il cattivo lupo Woolf e la sexy-ballerina Red, ma è proprio il loro cartone Red Hot Riding Hood uno dei capolavori assoluti di Avery assieme a King Size Canary e A Wild Hare in cui mise la mani (e la sua originalissima impronta) alla gigionesca spavalderia di Bugs Bunny, prima di lasciare le Merry Melodies della Warner e passare alle effervescenti produzioni di Fred Quimby per la MGM. L'immergersi nell'universo-Avery è un'esperienza liberatoria, preziosa a livello storico (il credito d'inventiva per film come Roger Rabbit e The Mask sono evidenti), stimolante nella sconclusionata, surreale creatività che la scuola dei cartoonist di quegli anni (da Avery a Disney, da Chuck Jones ad Hanna e Barbera) regalò alla fantasia di intere generazioni. Forse è proprio a causa (merito!) di Avery e dei suoi "toons" che non riusciamo ad entusiasmarci di fronte allo standardizzato iperrealismo della satira sociale di casa Simpson.

e.l. La Difesa del Popolo 5 aprile 1998