Wilde Salomé
Al Pacino - USA 2011 - 1h 35'

Venezia 68 - Fuori concorso

    Si è voluto cimentare ancora una volta con i mostri sacri inglesi, quella specie di progenitori che l’italo-siculo-americano del Bronx si ritrova nel sangue, suo malgrado (?) o, forse, orgoglio di appartenenza.  E ne ha ben ragione.
Con questa sua seconda ‘prova’ da regista – ma il suo Looking for Richard, il docudrama shakespeariano tratto dal Riccardo III e portato sullo schermo nel 1996, l’aveva già recitato sui palcoscenici del Greenwich Village da giovane, ‘complice’ un anglo-mèntore d’eccezione, Charles Laughton – raggiunge un olimpo forse impossibile per i più.
E lo fa quasi in punta di piedi, con molta umiltà, saggiando passo passo, tra mille difficoltà, il genio di Oscar Wilde che aveva scritto l’opera nel 1861, andando nella sua terra, l’Irlanda, percorrendola, visitando i luoghi a lui cari, immaginando le prove subite e sofferte di un genio che scontò sulla sua omosessualità la colpa ‘sociale’ di essere un antesignano, un democratico, degno erede di una madre all’avanguardia, per i suoi tempi.

Portato a termine tra mille peripezie, non ultime quelle finanziarie e fortissimamente voluto, Wilde Salomé, è, in realtà più che un docudrama: è teatro, cinema, vita vissuta, letteratura e molto altro. La trasposizione dell’opera pare essere, a tratti, un pretesto per una ricerca del sé in grande stile, forse un’operazione di istrionismo portato ad uno dei suoi massimi gradi da questo ultrasettantenne che ha ancora la freschezza, la forza e la violenza d'un trentenne in gran forma. La pellicola, presentata a Venezia in anteprima mondiale, narra, nella sua eccezionale variegatezza di intenti, la storia di San Giovanni Battista, di cui la giovane Salomé si era perdutamente quanto invano innamorata, di Erode – Al Pacino, il patrigno di lei innamorato che, proprio per amore, seppur conscio dell’atto scempio che sta permettendo – la decollazione di Giovanni, profeta tra i profeti – si adatta alla corresponsione del tremendo pegno-impegno, complice Erodiade, sua moglie e madre della ‘rifiutata’ Salomé, una splendida, sensuale, bravissima Jessica Chastain, acclamata a Cannes 2011 per Tree of Life.
Girato tra Parigi, Londra, Dublino, Los Angeles e New York, ‘en directe’ sono godibili – come lo fu per quelle del Riccardo III – le interviste fatte al commediografo Tom Stoppard, allo scrittore Gore Vidal e poi a Tony Khusner, a Merlin Holland, la nipote di Wilde che conduce Pacino lungo le intimità dell’abitazione wildiana. Un’ulteriore 'chicca' è, nel la colonna sonora, la presenza di una canzone, Even Better Than The Real Thing, scritta dodici anni fa di Bono (un altro fan di Wilde!).

Maria Cristina Nascosi Sandri - MCmagazine 31 - ottobre 2011


promo

Wilde Salome proietta il pubblico nella vita personale di Al Pacino come mai era successo prima, offrendo un ritratto intimo e profondo della più grande icona del cinema alle prese con il ruolo più impegnativo mai interpretato: se stesso e il re Erode. Traboccante di verità e candore, Wilde Salome conduce Pacino in giro per il mondo, a Londra Parigi, Dublino, New York, Los Angeles, e dentro il suo camerino; niente appare off limits mentre Pacino esplora le complessità del dramma di Wilde, nonché i processi e le tribolazioni che hanno segnato la vita dello scrittore, offrendo al tempo stesso uno sguardo senza precedenti anche sulle proprie.

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