West Beyrouth |
da L'Unità (Alberto Crespi)
Benvenuti a Beirut, città divisa dalla guerra e ideale campo di giochi per ragazzini intraprendenti: West Beyrouth é un film che rintraccia la vitalità e la comicità all'interno della tragedia. Ziad Doueiri, libanese 35enne, l'ha scritto e diretto basandosi in buona parte su ricordi personali. E come spesso capita ai ragazzini, il conflitto viene vissuto come una grande avventura: "Quando ripenso alla mia infanzia durante la guerra, mi rendo conto che i ricordi felici hanno preso il sopravvento su quelli tristi". E fin dall'inizio dramma e commedia si incrociano: il film comincia il 13 aprile 1975, primo giorno ufficiale della guerra civile in Libano. Due adolescenti musulmani di Beirut Ovest, Tarek e Omar, assistono a un massacro di civili, ma il primo risultato delle ostilità, per loro, è la vacanza forzata: il loro liceo si trova a Beirut Est e i due ragazzi reagiscono esattamente come i bambini inglesi nel vecchio film di John Boorman Anni '40, che urlavano "forza Hitler" dopo che le bombe avevano distrutto la scuola. Per Tarek e Omar, come si diceva, è l'inizio dell'avventura. Mentre i genitori vivono con angoscia la divisione della città, i ragazzi la percorrono come un territorio da esplorare. Una cinepresa super8 diventa il giocattolo preferito per fissare le immagini del conflitto, mentre la loro compagna di giochi prediletta è Mary, una ragazza cristiana. Probabilmente la amano entrambi, ma anche le identità sessuali e sentimentali sono sfumate e divise, come la città. West Beyrouth è la storia della loro crescita, della loro personalissima linea d'ombra che coincide con quella di un paese all'angosciosa ricerca di se stesso. E un film drammatico, West Beyrouth, ma è anche una commedia straordinariamente vitale e divertente. Racconta una Beirut in cui la cultura del vicolo, la solidarietà, il traffico caotico e l'esuberanza della popolazione ricordano curiosamente la Napoli dell'immediato dopoguerra. Doueiri è un esordiente con un ricco curriculum alle spalle: negli Stati Uniti (dove è emigrato nel 1983) ha lavorato come cameraman e assistente alla regia in numerosi film, compresi tutti quelli di Quentin Tarantino. Dal quale è, comunque, diversissimo: semmai, vengono in mente modelli italiani, da L'oro di Napoli in poi, e non ci si meraviglierebbe di intravedere un Totò libanese far capolino nella città divisa dal fronte.