Franco Piavoli
, di cui si ricorda l’incantevole
Il pianeta azzurro, ha la pazienza del grande pescatore di immagini.
Il cineasta si mette là ed aspetta che il sole tramonti, che in
cielo sorga la luna, che uno sbuffo di vento disperda le foglie [...] Il
suo film, presentato a Venezia alla Settimana italiana, si intitola Voci
nel tempo, ma di voci ce ne fa ascoltare poche; sarebbe stato meglio
intitolarlo "Sguardi nel tempo" perché sono le occhiate
dei personaggi che imbastiscono l’una all’altra le icone umane e paesaggistiche.
Bambini che giocano e si guardano giocare, ragazzi e ragazze in reciproca
contemplazione allo struscio domenicale, anziani che osservano i giovani
amoreggiare, le foto di gruppo di un matrimonio qualsiasi, il coretto che
si ferma a cantare dopo che gli sposi sono partiti, un valzerino sull’aia
per deliziare tutti, ancora la luna bianca in un rettangolo azzurro che
sembra un Magritte; e infine l’autunno con nebbia e pioggia, la malinconia
di chi ormai stenta a salire una scala, l’inverno con la neve e il laghetto
gelato dove un uomo e un bambino si avventurano tenendosi per mano. Insomma
la vita come si può sorprenderla in un piccolo paese,
con un fitto
sottotesto di storie alluse e non raccontate [...] Questo film, che per
l’acutezza dello sguardo ricorda i grandi documentari di Ivens senza il
relativo pedaggio ideologico, è un inesauribile repertorio di eventi
reali, di personaggi in cerca d’autore; è un invito a rallentare
il ritmo, a sintonizzare il nostro respiro su quello delle cose [...] Vorremmo
che
Voci nel tempo diventasse un visita d’obbligo per tutti coloro
che ogni tanto avvertono il disagio della vita che fugge senza lasciarci
il tempo di guardarla in faccia. |