Vivere! (Houzhe )
di Zhang Yimou - Cina/Gran Bretagna 1994 - 2h 5'

 

da Sette - suppl. Corriere della sera (Paolo Mereghetti)

Potremmo chiamarla "massimalismo cinese" (in opposizione all'asfittico "minimalismo europeo") la voglia dei registi di Pechino di affrontare di petto la Storia del loro Paese e non solo le storie dei loro concittadini. Se ne era fatto contagiare l'anno scorso Chen Kaige con Addio mia concubina, ci riprova adesso Zhang Yimou. Ma con un'ottica diversa, più privata e sofferta.
La storia è quella di una famiglia cinese, diventata di colpo povera negli anni Quaranta perché il marito si è giocato tutto - casa compresa - ai dadi. Una disgrazia che costringerà lui, la moglie e i due figli a guardare sempre la storia dal basso. La guerra civile, la vittoria di Mao, l'instaurazione del comunismo, la rivoluzione culturale: gli avvenimenti pubblici passano sulle vite dei cinesi in modo inarrestabile e quasi inspiegabile, come la massa dei soldati che "sommerge" il povero protagonista in una delle scene più suggestive. A loro resta solo da sopportarne le conseguenze, ora con stoicismo, ora con dolore.
In questa specie di
Vita difficile alla cinese, Zhang Yimou dimostra meno certezze (e rancore) di Chen Kaige. Ma in più possiede la capacità di osservare le piccole cose di tutti i giorni, la tenacia con cui gli esseri umani si aggrappano alla voglia di vivere, la comprensione per i dolori (e gli errori) di tutti. E alla fine si esce da Vivere! non con un proclama in testa, ma con la commozione nel cuore. Per gli umiliati e offesi di tutti i paesi. Appassionato.

CANNES 1994: Gran Premio Speciale Giuria