La vita facile
Lucio Pellegrini - Italia 2011 - 1h 42'

  Dopo la curiosa commedia Figli delle stelle, con La vita facile Pellegrini risale la scala sociale e si concentra su Mario, Luca e Ginevra. Un giovane chirurgo di sicuro avvenire molto in gamba ma anche pronto a tutto (Favino), il suo amico storico che la stessa professione è andata nobilmente a esercitarla lontano dagli agi in Africa (Accotsi) e la bambola (Puccini) che prima di diventare la moglie di Mario e la decorazione del suo status di “arrivato” è stata anche con l’altro. Ma è tutto diverso c come sembra. E difficile attribuire la patente di peggiore fra i tre. Ardita alternanza e sovrapposizione di registri, un film interessante.

Paola D'Agostini - La Repubblica

  Luca è un medico italiano che lavora in Kenia, solo, fatta eccezione per un'infermiera e qualche aiutante, in un piccolo ospedale umanitario. Mario è uno stimato chirurgo di una clinica privata romana, che lo raggiunge con la scusa di volerlo rivedere dopo anni di distanza, ma in realtà mira ad allontanarsi opportunisticamente e brevemente dal luogo di lavoro. Quando, malgrado le diverse scelte di vita, Mario e Luca ritrovano le ragioni dell'amicizia che li aveva tanto legati in passato, si presenta in Africa anche Ginevra, la donna che entrambi hanno amato e che ha sposato Mario. Gli equilibri faticosamente raggiunti saltano e la vita si ripresta a svolte e imprevisti.
Lucio Pellegrini è un regista giovane, estraneo a smanie di megalomania, uno che non si è mai presentato sullo schermo senza una storia, che sa cos'è la commedia e come si dirigono gli attori. Uno che parla del nostro paese e del suo presente (suo a tutt'oggi l'unico film a parlare dei fatti di Genova del 2001), anche quando esso è irrimediabilmente invischiato nel passat(ism)o.
Dopo essersi sperimentato nel comico (i film con Luca e Paolo) e nell'omaggio alla commedia all'italiana (
Figli delle stelle), con La vita facile tenta una strada ibrida, che contamina genere e sentimento, e si rivela piacevolmente più libera. Non tutto deve “tornare” a tutti i costi nella sceneggiatura di Bises, Paolucci, e Salerno; il film non si diverte solo a raccontare personaggi che rivelano man mano aspetti del proprio essere che contraddicono l'etichetta che gli abbiamo facilmente messo indosso, ma anche a disattendere le aspettative formali e strutturali: il piccolo Ippocrate non si farà del male, la sua famiglia non inseguirà Favino con le lance appuntite, l'infermiera Elsa (Camilla Filippi) non passerà dall'altra parte dei ferri. Perché questo è un altro film. Più libero, appunto, di giocare, da un certo inoltrato momento in poi, con gli ingredienti del genere –valigette, tradimenti mélo, il caveau di una banca e una femme fatale- ma anche più vivo e meno scritto di altri, più attento ai volti che ai tramonti.
Detto questo, non ci si aspettino da Pellegrini le “bolle”, le sospensioni, le divagazioni del cinema indipendente che della libertà di struttura fa il suo credo: la sua attenzione al ritmo è rigorosa, la sbavatura bandita, la scena si chiude sempre con un attimo di anticipo piuttosto che di ritardo. Di una cosa, però, gli siamo particolarmente grati questa volta, e cioè di averci regalato un personaggio femminile fuori catalogo, di cui nel cinema italiano si sentiva la mancanza. Il personaggio della stronza. L'inquadratura della Ginevra di Vittoria Puccini, viziata, capricciosa, tanto bella quanto instabile, che all'aeroporto piange di frustrazione anziché di dolore, dà al film una coraggiosa e gustosa punta di sapore in più.

Marianna Cappi - Mymovies.it

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Mario Tirelli è un medico chirurgo di successo che però sente di dover dare una svolta alla sua carriera e alla sua vita, recandosi in Africa per andare ad aiutare il suo vecchio amico Luca Manzi, che ha realizzato laggiù un ospedale. L'amico è però all'oscuro della scelta di Mario, come lo è Ginevra che di Mario è la moglie, conosciuta proprio ai tempi dell'amicizia tra i due. La decisione di Mario li coinvolgerà inevitabilmente e porterà a galla una serie di cose non dette e di scelte non compiute. Luca Pellegrini tenta una strada ibrida, che contamina genere e sentimento e punta decisamente sul cast: Stefano Accorsi ha la commedia nelle corde, la versatilità di Pierfrancesco Favino fa perfino paura mentre Vittoria Puccini è una autentica rivelazione.

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LUX - marzo 2011

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