Tokyo Godfathers
Satoshi Kon - [animazione] Giappone 2004 - 1h 31'

da Il Manifesto (Giulia Sbarigia)

      Le voci di dentro, quello che avrebbe potuto essere se..., la matrice che si incanta e lascia intravedere oltre, possibilità di un'altra vita. Un ciclista che se non fosse stato disgraziato adesso non vagherebbe per le strade gelide di Tokyo gonfio di vino di riso; un transessuale che se la fortuna gli avesse teso la mano ora non sorriderebbe con i denti rotti e il cappotto sdrucito. Se Almodovar l'avesse visto cantare quella sera al night, prima di spaccare tutto, ora sarebbe certamente una drag queen da premio Oscar. Una ragazzina lunatica che trattiene un segreto amaro in fuga lontano da casa e una bambina neonata abbandonata sotto la neve. I personaggi di Satoshi Kon hanno sempre dentro una scintilla, sono multipli e complessi, così come questo terzetto animato di Tokyo Godfathers, homless+fagotto che si incontrano, si accudiscono, si tengono stretti insieme per non sentire freddo nella baracca montata ai bordi della strada, si sfamano nell'immondizia, si abbandonano ma si cercano ancora, reietti nella notte di Natale con una bambina in lacrime senza nome. Si chiamerà Kiyoko, almeno per un po', finché la vita non cambierà il suo corso. E la notte a Tokyo, come in tutte le metropoli, nasconde anfratti tragici e comici, squadroni di ragazzetti che vogliono ripulire la città e folgoranti apparizioni, una poesia lunare e scalcinata, colori cupi e abbagliante neve. Satoshi Kon «inquadra» i suoi personaggi ovunque, un viaggio minimalista e bidimensionale, linee di contorno nere appena stondate e ombre morbide tra le pieghe dei vestiti per una favola neorealista sottosopra. I voli pindarici non sono negli sfondi digitali o nei paradisi 3d, ma nel sapore del film, gusto Hollywood, i suoi meravigliosi anni Trenta e Quaranta - come nel precedente lungometraggio, Millennium Actress - qui inseguito sulla scia di In nome di Dio (Three Godfathers, 1948) di John Ford. La colonna sonora è affidata a Keiichi Suzuki già autore della musiche per Takeshi Kitano (Zatoichi) mentre la sceneggiatura è firmata da Keiko Nobumoto, altro nome di punta della Mad house.


 

Satoshi Kon film successivo in archivio arriva dall'Hokkaido, ha 32 anni ed già il genietto della Mad House (che produce il film insieme a Sony), studio di animazione giapponese che sforna cartoni di poesia iconoclasta, fondato nel 1972, anno in cui fallì il grande studio Mushi. Il debutto come disegnatore inizia dai manga. Kikaisen (The Tropics, 1990) è il suo comic d'esordio e pare che Katsuhiro Otomo, il padre di Akira, ne sia rimasto folgorato tanto da arruolare il giovane Satoshi per i fondali del suo film Roujin Z del 1991. Pochi anni dopo è già la prima regia, a chiamare Sotoshi è proprio il boss della Mad House che gli affida la realizzazione del thriller doloroso e postmoderno Perfect blue (in Italia si è visto solo ai festival d'animazione, ma la Yamato Video distribuisce il vhs) da un romanzo del giornalista e scrittore Yoshikazu Takeuchi. Doveva essere un prodotto esclusivamente per l'home video e invece si è conquistato il grande schermo. Segue Millennium Actress, il suo capolavoro, magica epopea cinematografica dal cuore pop e incantato. Più recente la serie televisiva in tredici puntate Paranoia Agent, già un cult per gli appassionati, tassello fondamentale nelle library digitali degli otaku più maniacali. In ogni episodio il ragazzino dai rollerblade gialli oro, armato di una mazza da hockey scintillante, prende di mira un nuovo personaggio. Pattina sulle note di un motivetto cantilenante e fa a pezzi le paranoie: la maestrina dalla doppia vita, di giorno occhiali e filo di perle di notte tacchi alti e sesso a pagamento, il primo della classe, il numero uno caduto in disgrazia, la popolare inventrice del post-tamagochi senza più vena creativa. Anche qui anime normalmente borderline in conflitto con il proprio lato oscuro. In rete, sui maggiori siti peer-to-peer si trova la serie intera da scaricare (almeno fin quando in Italia qualche casa di distribuzione non provvederà a immetterla sul mercato a pagamento). E non solo, perché i più febbrili fansub (fan+subtitle) hanno anche provveduto a mettere on line i sottotitoli in italiano, con la specifica: «i nostri lavori sono distribuiti gratuitamente e quindi non abbiamo scopi di lucro, tutto ciò che facciamo è spinto dalla nostra passione per gli anime, e lo facciamo cercando di non danneggiare le case editrici italiane». Ricerca, traduzione, adattamento, diffusione, alla base di ogni fansub c'è una magnifica ossessione manga.



i giovedì del cinema invisibile TORRESINO maggio-giugno 2005
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