Ti amo Presidente (Southside with You)
Richard Tanne - USA 2016 - 1h 24’

  Se. La magia e il mistero del “se”. Se John Lennon e Paul McCartney non si fossero incontrati alla festicciola all’oratorio, la musica pop sarebbe diventata la stessa? Se Michelle Robinson non avesse accettato il vago appuntamento formulato dal giovane di studio, Barack Obama, quest’ultimo avrebbe trovato la disciplina necessaria a diventare presi dente degli Stati Uniti d’America? Sui momenti in cui alcune congiunzioni astrali riescono a funzionare si concentra tanta letteratura, fino a fame un sottogenere: quello dei “giorni speciali”.
Un regista, l’ottimo Richard Linklater aveva già lavorato sull’argomento, con la fortunata trilogia iniziata nel ‘95 con
Prima dell’alba e continuata con Prima del tramonto e Prima di mezzanotte, protagonisti Julie Delpy e Ethan Hawke e il loro “romance” a singhiozzi decennali. Ora sul meccanismo narrativo della “giomata particolare” torna il debuttante Richard Thnne, ricostruendo la volta in cui Barack e Michelle escono insieme per la prima volta, ma con una differenza: noi sappiamo com’è andata a finire, quale trionfale esito abbia avuto questo sodalizio sentimentale. Quindi la sfida diventa quella di riprodurre la loro vicenda di empatia e passione, raccontandola soprattutto come una sorgente del futuro: probabilmente il mondo sarebbe stato diverso, se quel giorno non fosse scoccata la scintilla giusta.
Siamo nel 1989: Barack (Parker Sawyers) guida una carretta con un buco sul pavimento e ascolta Miss You Much di Janet Jackson dall’autoradio. Michelle (Tika Sumpter) si prepara nel suo appartamento del South Side di Chicago e si affanna a spiegare ai genitori che il suo non è un appuntamento romantico, ma solo un pomeriggio con un piacevole fratello nero conosciuto sul posto di lavoro. Comincia così Ti amo presidente e, con un tocco d’inconsueta delicatezza, seguono 80 minuti di chiacchiere casuali, conversazioni impegnate, fasi di studio tra due brillanti personalità, con un affettuoso zigzagare in una Chicago non convenzionale. Michelle domina, è lei la più evoluta e la più matura: non a caso nel loro ufficio legale è la superiore di Barack, oltre che l’unica donna afroamericana. I due vanno a una mostra all’Art Institute, dove sono esposte le opere “jazz” del pittore nero Ernie Barnes, poi al momento di pagare per il cibo dividono la spesa, quindi entrano al cinema dove proiettano Do The Right Thing, il film di Spike Lee che risolleva la questione della pacificazione razziale, mangiano un gelato e si scambiano il primo bacio. Sawyers è molto cool, mentre fuma le sue sigarette e somiglia al giovane Obama. La Sumpter, con già indosso quei colori inconsueti che avrebbero scioccato gli specialisti in first ladies, somiglia meno a Michelle.
Ma la coppia ha una chimica e la ricostruzione sprizza romanticismo e una specie di suspense: tutto va bene, anzi, nel migliore dei modi, eppure il primo approccio è così delicato, si può guastare per un nonnulla, bisogna stare attenti. Si seguono con palpitazione le prime schermaglie, poi ci si rilassa: il contatto è stabilito, i due si sono capiti, l’attrazione reciproca si vede da lontano e, diamine, hanno la vita davanti. Insieme, faranno grandi cose.

Stefano Pistolini – Il Venerdì

  “Noi due non abbiamo niente da dirci”. Incomincia così la storia di Barack Obama e Michelle Robinson, all’inizio di una giornata estiva del 1989 a Chicago. A pronunciare la frase, per nulla profetica, è lei, avvocato, designata tutor di lui dallo studio legale dove il futuro presidente degli Stati Uniti, fresco di laurea ad Harvard, deve far pratica. E incomincia così anche il film, Ti amo Presidente, del trentunenne attore, produttore e da oggi anche regista del New Jersey Richard Tanne, destinato con fiori e colori rosa ad accompagnare di questi tempi il passo d’addio di Obama alla Casa Bianca. In poco meno di novanta minuti sono raccolte le dodici ore e forse qualcosa di più durante le quali, tra un bisticcio e l’altro, una mostra d’arte, un film e un’assemblea di periferia i due arrivano non solo a conoscersi meglio ma anche a comprendere che i loro percorsi individuali, da quel momento, cambieranno direzione.
Non proprio uno scontro, all’inizio, ma quasi, come nella più classica delle tradizioni cinematografiche di genere sentimentale. Al lieve, discreto corteggiamento di lui, Michelle oppone una difesa garbata ma ferma, disegnando quella linea di confine che a poco a poco si assottiglia e scolorisce davanti ad una rapida, progressiva convergenza d’interessi sociali e culturali oltre l’evidente qualità intellettuale di quello strano allampanato tipo “con le orecchie da Dumbo” come lei lo definisce. Così ecco i quadri del pittore afroamericano Ernie Barnes in pieno elogio del movimento New Negro; la riunione in un quartiere nero per reclamare un centro sociale dove Barack s’impone con singolari doti oratorie e politiche; quindi un drink e il cinema, a vedere il film del quale tutti parlano,
Fa' la cosa giusta di Spike Lee. Oramai le barriere sono cadute e nella sera che cala ci scappa il bacio. Il futuro? È già scritto.
Giornata intensa e morbida, scorrazzante per la città a bordo dell’automobile giallo-pallido, sgangherata e rugginosa di Barack. Interessante l’angolo di prospettiva: più che la distanza oggettiva rispetto alla coppia protagonista il film sembra seguire gli eventi dalla parte di Michelle (Tika Sumpter), anche nell’evoluzione dei suoi sentimenti, dall’apparente indifferenza al rispetto e all’ammirazione fino, appunto, all’invaghimento, alla “cotta”. Certo è meno girevole e più statica la parte di lui, per la quale si privilegia una discreta rassomiglianza fisica (l’attore Parker Sawyers in realtà è un po’ più scuro dell’originale che i dialoghi, in maniera simpaticamente canterina, ricordano figlio di un nero e di una bianca “come fossero Nat King Cole e Patsy Cline”), mentre modi e portamento restano appena ingessati, magari a favore di una vivace attività intellettuale e dialettica.
Ti amo Presidente (che in originale suona Southside With You) vuol segnare la nascita di una storia d’amore belle e durevole. E ovviamente, ancora prima, essere un omaggio al Presidente americano e alla sua first lady nel momento del passaggio di staffetta con Donald Trump nella stanza ovale di Washington. Anche per questo il racconto che ne scaturisce non ha troppi sussulti, modellato su una inevitabile riverenza verso quelle figure e per ciò mitigato anche nello stile narrativo che diviene sereno, pacato, si direbbe educatamente sussurrato.

Claudio Trionfera - Panorama

promo

Chicago, un magico giorno d'estate del 1989. Due colleghi decidono di incontrarsi fuori dal prestigioso studio legale in cui lavorano. Lei, Michelle, è il supervisore di lui, l'affascinate Barack. L'incontro ha tutta l'aria di essere un primo appuntamento nonostante la reticenza di Michelle. Il giovane avvocato cerca di conquistare l'irremovibile collega, nel corso di un appuntamento che li porta da una mostra d'arte alla proiezione di Fa' la cosa giusta di Spike Lee, per giungere alla gelateria Baskin-Robbins e al loro dolce primo bacio... Quel che conta è che il contatto è stabilito e che, si sa, i due insieme, faranno grandi cose. E che può dire di più la "cronaca" cinematografica? Lo stile narrativo è sereno, pacato; una curiosità sentimentale, un tributo educatamente sussurrato.

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LUX - novembre 2016

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