The Tracker
Rolf De Heer - Australia 2002 - 1h 38'

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

      Stile western per raccontare un eccidio. Rolf De Heer è uno dei più fantasiosi talenti fantastici del cinema australiano, ha diretto incubi contagiosi come Bad Boy Bubby e pensava da dieci anni a risarcire l'eccidio degli aborigeni. Raccontando come nel 1922 tre poliziotti a cavallo, con una guida aborigena, inseguano nell'outback australiano, un labirinto di rocce e cespugli, un fuggitivo che non a caso è un indigeno condannato per omicidio. Si inseguono quindi nel film, che ha i tempi volutamente rallentati dei grandi western, il realismo e la metafora, mentre i bianchi si sentono assediati, tema attuale, dalle nuove etnie. Come in tutti i viaggi che hanno come fine morale e conoscenza, The Tracker mostra eccidi e dubbi, mette in discussione valori, polemizza col razzismo di ogni grado, come in una ballata contro il genocidio dalla morale nobilmente didascalica. Infatti le canzoni di commento e i quadri ad olio fatti per l'occasione sono un modo brechtiano per prendere le distanze dalle emozioni...

da Film Tv (Pier Maria Bocchi)

      Viene subito alla mente un film del 1967 vedendo The Tracker. E' La sparatoria, lo splendido western metafisico che Monte Hellman girò con la collaborazione strettissima di Jack Nicholson e Roger Cormdn. Anche lì c'è una spedizione di pochi personaggi alla ricerca di qualcosa (qualcuno) che continua a sfuggire. Qui gli elementi del gruppo sono quattro: una guida aborigena, il tracker del titolo, e tre bianchi, uno cattivo e senza scrupoli, uno vecchio e stanco, uno giovane e inesperto. Sono sulle tracce di un aborigeno accusato di aver stuprato e ammazzato una donna bianca. attraverso il deserto australiano, negli anni '20, si svolge una ricerca che è il lento cammino per il recupero di un'identità individuale, ma soprattutto di un paese, crepato da intolleranza e violenza.



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Stile da ballata western per raccontare un eccidio (Rolf De Heer è uno dei più fantasiosi talenti fantastici del cinema australiano): nel 1922 tre poliziotti a cavallo, con una guida aborigena, inseguono nell'outback australiano, un labirinto di rocce e cespugli, un fuggitivo che non a caso è un indigeno condannato per omicidio. Si inseguono quindi nel film, che ha i tempi volutamente rallentati dei grandi western, il realismo e la metafora (le canzoni di commento e i quadri ad olio fatti per l'occasione sono un modo brechtiano per prendere le distanze dalle emozioni) mentre i bianchi si sentono assediati, tema attuale, dalle nuove etnie...

AUSTRALIA:  tabù aborigeni e infamie bianche

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO gennaio-aprile 2003