The
Tracker |
da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Stile western per raccontare un eccidio. Rolf De Heer è uno dei più fantasiosi talenti fantastici del cinema australiano, ha diretto incubi contagiosi come Bad Boy Bubby e pensava da dieci anni a risarcire l'eccidio degli aborigeni. Raccontando come nel 1922 tre poliziotti a cavallo, con una guida aborigena, inseguano nell'outback australiano, un labirinto di rocce e cespugli, un fuggitivo che non a caso è un indigeno condannato per omicidio. Si inseguono quindi nel film, che ha i tempi volutamente rallentati dei grandi western, il realismo e la metafora, mentre i bianchi si sentono assediati, tema attuale, dalle nuove etnie. Come in tutti i viaggi che hanno come fine morale e conoscenza, The Tracker mostra eccidi e dubbi, mette in discussione valori, polemizza col razzismo di ogni grado, come in una ballata contro il genocidio dalla morale nobilmente didascalica. Infatti le canzoni di commento e i quadri ad olio fatti per l'occasione sono un modo brechtiano per prendere le distanze dalle emozioni... |
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da Film Tv (Pier Maria Bocchi) |
Viene subito alla mente un film del 1967 vedendo The Tracker. E' La sparatoria, lo splendido western metafisico che Monte Hellman girò con la collaborazione strettissima di Jack Nicholson e Roger Cormdn. Anche lì c'è una spedizione di pochi personaggi alla ricerca di qualcosa (qualcuno) che continua a sfuggire. Qui gli elementi del gruppo sono quattro: una guida aborigena, il tracker del titolo, e tre bianchi, uno cattivo e senza scrupoli, uno vecchio e stanco, uno giovane e inesperto. Sono sulle tracce di un aborigeno accusato di aver stuprato e ammazzato una donna bianca. attraverso il deserto australiano, negli anni '20, si svolge una ricerca che è il lento cammino per il recupero di un'identità individuale, ma soprattutto di un paese, crepato da intolleranza e violenza. |
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AUSTRALIA: tabù aborigeni e infamie bianche
i giovedì del cinema invisibile TORRESINO gennaio-aprile 2003