Vincitore
di cinque oscar nel 2012 con l’incredibile, raffinato muto in bianco e
nero
The Artist, il regista francese Michel Hazanavicius avrebbe
potuto, per sua stessa ammissione, chiedere ai produttori qualunque
cosa, anche in termini di budget. Ecco che invece sceglie di
cimentarsi su un tema scabroso e mai affrontato da nessuno prima al
cinema, la seconda guerra cecena del 1999-2000, tra l’altro diventato
di scottante attualità con le recenti vicende ucraine. Da sempre
attratto dal tema dei drammi umani e sociali scatenati dalle guerre
moderne e le cui vittime sono per l’80% civili, Hazavinicius (già
sceneggiatore e produttore alcuni anni fa di un documentario sulle
stragi in Ruanda che si intitolava “Ammazzateli tutti!”) si ispira qui
molto liberamente ad un film del 1948 di Fred Zinnemann (dallo stesso
titolo, ma uscito in Italia come “Odissea tragica”) incentrato su due
storie parallele: da una parte una madre, sopravvissuta ai campi di
sterminio, che cerca disperatamente nelle rovine della Germania
nazista il figlio, dall’altra un bambino smarritosi nello stesso
inferno senza parlare una sola parola di inglese o tedesco, il quale
alla fine viene accolto da un soldato americano (un giovanissimo
Montgomery Clift), che, incapace di trovarne la famiglia, giunge a
pensare di adottarlo e portarlo con se negli USA. Nel film di
Hazavinicius siamo invece in Cecenia: il bambino Hadji, sopravvissuto
all’assassinio dei genitori, comincia una sua fuga muta tra le rovine
del paese, inutilmente cercato dalla sorella maggiore Raissa, giunge
attraverso varie vicende a essere quasi adottato da Carole (Berenice
Bejo, nella vita reale moglie del regista), un’osservatrice EU che si
batte strenuamente per portare a conoscenza di un’ignava Europa il
dramma ceceno. L’originalità del regista e ciò che dà un respiro del
tutto nuovo alla vicenda è l’introduzione di un altro, speculare
personaggio, Kolia, il giovane russo che, posto di fronte alla scelta
tra il carcere per un piccolo reato di droga e un servizio militare
forzato, sceglie di arruolarsi e, attraverso una serie allucinante di
violenze e forme di nonnismo da parte di superiori e compagni,
raggiunge l’annichilimento morale trasformandosi in assassino di
civili e addirittura giungendo a spogliare i cadaveri dei compagni. |
Giovanni Martini - maggio 2014 - pubblicato su MCmagazine 36 |