I testimoni (Les Temoines)
André Téchiné - Francia 2007 - 2h 35'

     I testimoni di André Techiné sono protagonisti e danno testimonianza degli Anni Ottanta, un decennio speciale in Francia e nel mondo: il film é davvero bello, complesso e sobrio, delicato e appassionato, capace di trasformare i drammi in guai della vita e la Storia in esistenze quotidiane, recitato magnificamente.
I testimoni è diviso in tre parti, a cominciare dalla bellissima estate 1984. Un periodo detto I bei giorni in cui regna ancora la nuova libertà ereditata dagli Anni Settanta soprattutto nelle cose d'amore: coppie aperte, passioni omosessuali oppure caste, la bellezza avida della giovinezza. Un secondo periodo chiamato La guerra, in cui l'insorgere letale dell'Aids intride ogni legame di sospetti e spaventi, la malattia attacca e uccide il ragazzo più giovane e felice del gruppo, intossica i rapporti. Un terzo periodo, Il ritorno dell'estate, in cui tutti tentano di rimarginare le ferite del dolore e riprendono a muoversi, ma con il passo cauto e lento della restaurazione.
La suddivisione non ha nulla di volontaristico né di meccanico; anche se non è una cattiva idea evocare gli Ottanta per i giovani contemporanei, il fluire degli avvenimento è del tutto naturale, senza alcuna sfumatura didattica. Nel gruppo di amici ci sono un medico cinquantenne gay (Michel Blanc, perfetto) che si trasforma in militante scientifico anti-Aids; una coppia coniugale formata da un ispettore di polizia e da Emmanuelle Béart, scrittrice di favole per bambini («un nonno strappa le orecchie ai bambini per mangiarsele») del tutto priva di vocazione materna; un fratello e una sorella provinciali emigrati a Parigi (il fratello è Johan Libéreau, radioso di gioventù).
«Vuoi provare?», «Sì»: suona come un motto dei ragazzi d'allora, curiosi di tutto e paurosi di nulla, ospiti di felicità furtive o precarie, sicuri del realizzarsi possibile di ogni aspirazione e speranza. Verso di loro (o verso il se stesso di un tempo) il regista Techinè sembra animato da un rimpianto, da un affetto struggenti, da una indulgenza che non appartiene di solito al suo stile ma che, più d'una forma di sentimentalismo, pare una dolce fraternità.


Lietta Tornabuoni
- La Stampa

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2007