I
testimoni
di André Techiné sono protagonisti e danno testimonianza degli Anni
Ottanta, un decennio speciale in Francia e nel mondo: il film é davvero
bello, complesso e sobrio, delicato e appassionato, capace di trasformare
i drammi in guai della vita e la Storia in esistenze quotidiane, recitato
magnificamente.
I testimoni
è diviso in
tre parti, a cominciare dalla bellissima estate 1984. Un periodo detto
I bei giorni in cui regna ancora la nuova libertà ereditata dagli Anni
Settanta soprattutto nelle cose d'amore: coppie aperte, passioni
omosessuali oppure caste, la bellezza avida della giovinezza. Un secondo
periodo chiamato La guerra, in cui l'insorgere letale dell'Aids
intride ogni legame di sospetti e spaventi, la malattia attacca e uccide
il ragazzo più giovane e felice del gruppo, intossica i rapporti. Un terzo
periodo, Il ritorno dell'estate, in cui tutti tentano di
rimarginare le ferite del dolore e riprendono a muoversi, ma con il passo
cauto e lento della restaurazione.
La suddivisione non ha nulla di volontaristico né di meccanico; anche se
non è una cattiva idea evocare gli Ottanta per i giovani contemporanei, il
fluire degli avvenimento è del tutto naturale, senza alcuna sfumatura
didattica. Nel gruppo di amici ci sono un medico cinquantenne gay (Michel
Blanc, perfetto) che si trasforma in militante scientifico anti-Aids; una
coppia coniugale formata da un ispettore di polizia e da Emmanuelle Béart,
scrittrice di favole per bambini («un nonno strappa le orecchie ai
bambini per mangiarsele») del tutto priva di vocazione materna; un
fratello e una sorella provinciali emigrati a Parigi (il fratello è Johan
Libéreau, radioso di gioventù).
«Vuoi provare?», «Sì»: suona come un motto dei ragazzi d'allora,
curiosi di tutto e paurosi di nulla, ospiti di felicità furtive o
precarie, sicuri del realizzarsi possibile di ogni aspirazione e speranza.
Verso di loro (o verso il se stesso di un tempo) il regista Techinè sembra
animato da un rimpianto, da un affetto struggenti, da una indulgenza che
non appartiene di solito al suo stile ma che, più d'una forma di
sentimentalismo, pare una dolce fraternità. |