Sulle orme della pantera
rosa
(Trial of the Pink Panter) |
"A Peter, il solo vero ispettore Clouseau"
Non deve sembrare strano il dedicare spazio ad
un filmetto come Sulle orme della pantera rosa proprio perché
il trovarsi di fronte questo 27° film di Edwards può dare, ad
esempio, lo spunto per un discorso sul modello seriale, sulle sue fortune
e disgrazie. Il personaggio dell'ispettore Clouseau trova il diritto di
esistere proprio nel suo petulante ripetersi su una fisionomia resasi definitiva
nella ricercatissima opera di partenza
(La
pantera rosa, 64) e poi iterata in vezzi
secondari ma subordinati ad un furbesco gioco cinefilo e commerciale, etichettato
quasi più dal sinuoso cartoon di Richard Williams (sottofondo musicale
del solito Henry Mancini) che dallo stralunato baffo di Sellers. Con La
pantera rosa Edwards volle (come ebbe
a dichiarare in seguito) "perdersi in una sorta di frivolezza sofisticata
ed utilizzare insieme un elemento usato in maniera alquanto superficiale
in precedenza, lo slapstick". Ed è nell'incontro-scontro
di questi due termini che il regista estrapola il proprio ricomporre la
sophisticated comedy (già meravigliosamente operato in
Colazione
da Tiffany, 61), stimolato qui dalla presenza
di Peter Sellers che osò forse fondere in Clouseau i contrapposti
topois di Laurel e Hardy: il disagio un po' timido e un po' imbelle (ma
con un pizzico di megalomania) dell'uno, l'impulsiva e catastrofica intraprendenza
dell'altro. Il fortunato personaggio ritornò "accidentalmente"
(inserito a forza in un soggetto di struttura autonoma) l'anno successivo
con Uno sparo nel buio
e se molte delle finezze originarie andarono perdute, la forza del germoglio
seriale, l'indipendenza vitale delle gag, il caotico risolversi delle situazioni
tramite un nuovo, assurdo percorso investigativo (l'idiozia e il caso come
unici antagonisti al macchiavellismo dei delitti) concessero a Clouseau
ed alla pantera rosa una ancor maggiore simpatia popolare. ezio leoni - Espressione Giovani settembre-ottobre1983 |
Aprendo nel 64, con La pantera rosa, la saga del bizzarro ispettore Clouseau, Blake Edwards esibisce, nella goffa esasperazione delle caratterizzazioni e nel riciclarsi dei luoghi comuni, un curioso caso di serialità pseudo-artistica e di riscontro commerciale. Ne deriva che se "l'era della pantera rosa" tiene un suo piccolo variegato (in apprezzamenti e critiche) spazio nella storia del cinema americano, costituisce nell'iter del regista un momento fin troppo forte di caratterizzazione autoriale che, trascurando il progressivo crescere del suo talento, lo lega al clichet di regista "leggero" che si barcamena tra strampalati eccessi di irrisione totale (Hollywood party, 68) ed incomprese divagazioni soft (la musícal comedy di Operazione Crepes Suzette, 70) con rivisitazioni più (La grande corsa, 65) o meno (Il seme del tamarindo, 74) riuscite di generi standardizzati: tutto in una rilettura personalizzata essenzialmente dal valore professionale dell'artigianato filmico piuttosto che dal costrutto globale di author. Solo di recente con 10, S.O.B., e Victor Victoria (rispettivamente 79, 81, 82) Edwards ha permesso il delinearsi di un verace profilo di regista maturo, attento al sexy-glamour dell'estetica femminile (Bo Derek!), alla caoticità raffigurativa ed interiore della high-society hollywoodiana (l'acidità satirica mischiata all'ilarità vacua in S.O.B.), all'incanto, ora malizioso ora ingenuo, del plurisfaccettato, splendido spettacolo di Victor Victoria. e.l. Espressione Giovani settembre-ottobre1983 |