Storia di noi due (Histoy of
Us) |
da Il Giorno (Silvio Danese)
Se siete separati da poco, non è un film facile da reggere. Rob Reiner torna sul luogo del delitto (l'amore tra due trentenni) per andare a vedere com'è finita quindici anni dopo tra Harry e Sally. Due figli, pannolini, notti bianche, ufficio, riunioni scolastiche, tentativi di rispolvero: il ménage ha distrutto il matrimonio, il matrimonio è la tomba dell'amore. Con questa tesi di partenza, la commedia non riesce proprio a uscire, soffocata dalla cupa cronaca di una separazione inevitabile, priva dei divertenti approfondimenti psicolgici di Allen come delle pene psicanalitiche di Bergman (fritto bruciacchiato il siparietto dei genitori che appaiono nel letto con marito e moglie a sottolineare la mancanza di libertà sessuale). Al posto della leggera Meg Ryan, la bellissima (e impegnativa) Michelle Pfeiffer. Al posto del brillante Billy Crystal, il faccione serioso e afflitto di Bruce Willis in cerca di conferma in ruoli drammatici. Convenzionale, appena potabile. La battuta migliore è il sedere nudo di Bruce.
da La Repubblica (Roberto Nepoti)
Sam ti presento Kate. Sposati da molti anni e con due pupi nell'età dello sviluppo i Jordan, Kate (Michelle Pfeiffer) e Sam (Bruce Willis), sono in piena crisi coniugale. Per raccontarcene cause, sviluppi e conseguenze, Storia di noi due usa parecchi espedienti narrativi: la finta intervista, dove i protagonisti raccontano separatamente episodi di vita familiare, confidenze con i rispettivi amici (uomini per lui, donne per lei) e soprattutto una trama intrecciata di flashback soggettivi, non sempre chiarissimi, che vanno dalla fase del corteggiamento ai primi litigi, dal tentativo di riconciliazione tramite vacanza a Venezia alle sedute con psicologi e consulenti matrimoniali. Nei ricordi più remoti Michelle ha i riccioli a cavatappo, Bruce i capelli (pochi ma) lunghi. Pian piano, l'idillio scolora in un inferno privato fatto di incomprensioni, rimproveri, rancori: tutta roba classica dello scenario matrimoniale, quel tipo di esperienza che Tennessee Williams definì "condividere la stessa cella". Il marito fa lo scrittore creativo e sregolato; la moglie, di professione autrice di parole incrociate, deve accollarsi tutte le seccature e le piccole ossessioni del quotidiano. Il sesso latita. La separazione sembra inevitabile. Ma a Hollywood, lo sappiamo, l'onda di ritorno dei valori familiari dilaga ormai come una piena da un film all'altro.
da Film Tv (Enrico Magrelli)
La perfezione delle commedie sentimentali di Rob Reiner (Harry ti presento Sally su tutte) è poco più che una traccia filmografica. L'attore-regista non padroneggia più i deliziosi luoghi comuni, le frasi fatte, le situazioni serializzate delle catastrofi amorose che preparano o accompagnano la vita a due. Questa mancanza di controllo e creatività denuda alcuni meccanismi, lascia senza ossigeno alcuni dialoghi, trasforma le scene in polaroid sfocate. I problemi di Storia di noi due nascono già dalla coppia male assortita formata da Bruce Willis, in versione occhi lucidi e parrucca da capellone nei flashback, e Michelle Pfeiffer, con occhiaie e nervosismi casalinghi. Lei inventa parole crociate, lui è uno scrittore. Dopo quindici anni di matrimonio, il loro rapporto è in crisi e si separano. Sgorga, da questo snodo narrativo mai visto, un prevedibile fiume di memorie e di chiacchiere con gli amici. Solo uomini per Ben, solo donne per Katie. Il film, come in un frenetico e poco ispirato album di famiglia collettivo, ammassa immagini (alcune divertenti) e parole che rendono gioiose o insopportabili le scene di qualunque matrimonio condannato all'happy end.
scheda
CGS maggio 2000
[Don BOSCO]