Shopgirl
Anand Tucker  - USA 2005 - 1h 40'

da Ciak (Piera Detassis)

      Tenetelo d’occhio questo film, che ha il pregio della grazia e i difetti del tono trattenuto, fin troppo sommesso, per eccesso di discrezione. Mirabelle (Claire Danes) è giovane, graziosa in vintage, con pochi soldi e parecchio stile. Nel reparto abbigliamento dei magazzini Saks di Los Angeles si destreggia silenziosa tra supercommesse assai liftate. Vende un articolo che nessuno cerca, guanti, ingerisce antidepressivi e si incarta con un artista sdrucito Jeremy (il promettente Jason Schwartzman). Finché arriva lui, il facoltoso Ray (Steve Martin), che ha il doppio dei suoi anni. Si seducono, si attraggono, lui l’avverte che non sarà una storia a lungo termine. È magicamente notturno e romanticamente light il film scritto, prodotto e interpretato da Steve Martin e tratto da un suo romanzo breve (in Italia lo pubblica Einaudi). Diretto da Anand Tucker con gusto ambientale, ha sobbalzi di stile e invenzioni visive spesso intensi e qualche volta un po’ troppo compiaciuti, ma eccelle nel raccontare l’inceppo amoroso in cui cade volentieri l’uomo, soprattutto se maturo, quell’impossibilità di riconoscere l’amore quando c’è e la facile illusione che fa soffrire. C’è un tocco alla Woody Allen nella fisionomia di Ray, che pensa di usare gentilmente Mirabelle per passare il tempo e si accorge troppo tardi che il tempo, appunto, è passato. Alla fine vincerà la goffa tenerezza sull’esperta età adulta. La sensibilità di Claire Danes (capace di passare da Romeo + Juliet a Terminator 3: le macchine ribelli) si adatta perfettamente al ruolo.

da Il Foglio (Mariarosa Mancuso)

      La commessa vende guanti da Saks Fifth Avenue, a Beverly Hills. Lunghi, in stile Gilda. Quindi non ha molto da lavorare. L’articolo, lo aveva già notato Philip Roth in “Pastorale americana”, per molte pagine ambientato tra i guantai di Newark, non è dei più richiesti. L’ultima a far da testimonial fu Jacqueline Kennedy, poi si è persa la razza. Contro le regole, la signorina Mirabelle – pittrice nel molto tempo libero, perché non conosce nessuno e abita in una casetta in capo al mondo – appoggia i gomiti sul tavolo e fa scivolare il piedino fuori dalla scarpa scollata. Sarà l’origine provinciale, sarà il delizioso sapore d’altri tempi che Steve Martin ha voluto dare al suo racconto (esce da Einaudi), non la vediamo mai con addosso un paio di calzoni. Solo vestitini stampati e gonnelle svolazzanti. Alla sua educazione sentimentale provvedono l’irsuto Jason Schwartzman, che al secondo appuntamento fruga nella tasca dei pantaloni trovando una vecchia mentina invece del preservativo, e il solito Steve Martin, che un pomeriggio le chiede consiglio sull’acquisto di un paio di guanti lunghi, e due giorni dopo glieli fa recapitare a casa con un invito a cena. La commessa della vicina boutique Armani fornisce buoni consigli: “E’ sposato? Allora sfiniscilo con i pompini, e quando comincia ad abituarsi smetti di colpo” (probabilmente, tratti da una versione clandestina delle “Regole” che non va in libreria e funziona con il passaparola). Risposta: “Non posso, sono del Vermont”. Il giovanotto la porta a guardare la gente che entra al cinema (quando lei decide che il film potrebbero anche vederlo, si sente chiedere in prestito i soldi per il biglietto). Il corteggiatore con i capelli bianchi la porta nei ristoranti lussuosi. Gli ingredienti sono dosati benissimo, la malinconia e le gag si intrecciano a meraviglia, e quando il programma radio dettaglia i tre modelli dell’abbraccio post-coitum capiamo che Steve Martin, inteso come scrittore, ha l’occhio lungo sulle faccende di letto. Se pensavate che l’ultima parola in materia fosse “Quanto tempo dovrò stare qui ad accarezzarla, perché lei non si senta trascurata?”, detta da Billy Crystal in Harry, ti presento Sally, molte istruzioni per l’uso di signore e signorine ancora vi sfuggono.

 

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2006

promo

Mirabelle è una commessa a Beverly Hills e da anni insegue un sogno, diventare un'artista di successo. Al momento però deve decidere se continuare la sua relazione ormai senza passione con un ragazzo che si occupa di amplificatori musicali o lasciarsi trasportare dal nuovo incontro, con Ray, un ricco uomo che di accasarsi non ne ha mai voluto sapere. C’è un tocco alla Woody Allen nella fisionomia di Ray, che pensa di usare gentilmente Mirabelle per passare il tempo e si accorge troppo tardi che il tempo, appunto, è passato... Un film, che ha il pregio della grazia e i difetti del tono trattenuto, fin troppo sommesso, per eccesso di discrezione: magicamente notturno e romanticamente light!