Shiner
John Irvin - Gran Bretagna 2000 - 1h 30'


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da Il Giornale Nuovo (Adriano De Carlo)

     Trent'anni dopo Carter Michael Caine si ripresenta tirato a lucido, malgrado i sessantotto anni, per compiere una nuova vendetta. E il cinema inglese riafferma quell'indispensabilità nel ruolo di mediatrice tra il cinema americano e quello europeo. Senza il cinema inglese i due estremi sarebbero in difficoltà. Caine appartiene a quella generazione sessanta/settantenni, rappresentata da Connery, Hopkins, Nicholson, Hackman, Pacino, Eastwood alla quale il cinema occidentale è aggrappato. Grandiosi attori, che da soli sanno riempire lo schermo e le sale dove i loro film si proiettano. Qualcuno dovrà pur studiare questo fenomeno, oggi che la terza età é penalizzata dall'invasione del cinema per teenager, dal pop-corn, dalla tecnica digitale e dal cambiamento che non cambia mai ciò che davvero é in avaria. Shiner (Diamante) (Michael Caine), è il soprannome di Billy Simpson, sessantenne manager pugilistico, dalle cattive maniere, un po' gangster e un po' istrione, che ha un figlio che fa il pugile e sul quale Billy conta molto. È la vigilia dell'incontro che spianerà al giovane Eddie (Matthew Mardsen) la strada che conduce al campionato del mondo. Seguito da due guardie del corpo, Billy ha numerosi incontri con chiunque possa giovare al suo progetto, blandisce e minaccia e soprattutto deve vedersela con Frank Spedding (Martin Landau), un organizzatore americano, assai più potente di Billy ed altrettanto spietato. Inontre Billy ha altre due figlie, che gli causano non pochi problemi. Trattandosi di un «padrino» in pectore, grintoso se non rabbioso, Billy non ha scrupoli, abbatte gli ostacoli con cinica determinazione. E quando dopo l'incontro, perso malamente, il figlio verrà ucciso, per Billy non c'è alternativa alla vendetta. Cacciatore e cacciato, nella crudele notte londinese, la sua rabbia esplode concludendosi in un bagno di sangue, secondo l'etica della malavita. Diretto dal discontinuo John Irvin, di cui ricordiamo il recente e disprezzabile Il quarto angelo e che stavolta ha probabilmente diretto il suo miglior film, Shiner vede all’opera un gigantesco Michael Caine, istrione da manuale, motore dell'intera pellicola, capace di disegnare un personaggio che, malgrado l'efferatezza, riesce a conquistare la simpatia del pubblico. In un'ambientazione originale, tra sfarzo e kitch, tipici ingredienti di ogni incontro pugilistico, il film presenta una serie di personaggi che sanno chiarire il valore del loro ruolo. E Londra non si è mai vista così, con bagliori in stile Las Vegas e tipacci di ogni risma, con i quali Caine-Billy gioca come il gatto col topo. Un noir sfrangiato e veloce, che gioca i suoi 96 minuti con ritmo incalzante, una "crime story" impietosa che Caine, doppiato stavolta da Oreste Rizzini, rende indispensabile.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2003
PRIMA VISIONE
PER I SETTANT'ANNI DI "HARRY PALMER"