Un
ipotetico bookmaker cinematografico non accetterebbe scommesse per questo
Natale su
Hercules
e La vita
è bella: il tocco Disney
e la comicità di Benigni sono garanzie, da tempo, per spettatori
ed esercenti. Ma
al di là dei due previsti campioni d'incasso (avremo occasione
di riparlarne, la tenitura in sala è assicurata), cosa offrono
al pubblico più maturo le uscite di fine anno? Innanzi tutto
la prima "puntata" del viaggio-zen cinematografico. Mentre
cresce l'attesa per il Kundun
di Martin
Scorsese (biografia rigorosa del Dalai Lama) ci si può immergere
nell'avventura spirituale buddista di
Sette anni
in Tibet che
fa rivivere l'esperienza di Henrich Harrer, alpinista austriaco "perso"
tre le vette dell'Himalaya, segnato nello spirito dall'assurdità
della seconda guerra mondiale e dall'incontro con il giovane Lama
(il soggetto è tratto dall'autobiografia di Harrer, primo occidentale
ammesso alla sua corte). Brad Pitt è più divo-fascinoso
che interprete di rango, il cinema di Annaud (Il
nome della rosa, L'orso,
L'amante)
è spesso più ambizioso che ispirato, le oltre due ore
del suo film ci appaiono tanto impervie quanto le montagne tibetane.
Ma non aspettatevi
troppo neppure dal nuovo 007. Sarà un nostalgico rifiuto di una
generazione Connery-dipendente, ma tra effetti speciali e sponsor la suggestione
delle peripezie spionistiche di mister Bond-Brosnam in
Il domani non
muore mai ha meno aplomb di uno spot televisivo Omega...
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