Scomodi omicidi (Mulholland Falls)
Lee Tamahori - USA 1996 - 1h 47'



da Cineforum (Federico Chiacciari)

     È con una bella storia di cinema classico che il cineasta neozelandese-Maori Lee Tamahori fa il suo esordio hollywoodiano. Scomodi omicidi (Mulholland Falls, in originale, dal nome delle colline dove i quattro poliziotti scaraventano i malcapitati gangster di turno) è un noir a tinte forti, ma anche un contenitore dove immettere storie, personaggi, percorsi, ai limiti dell'affollamento narrativo (i poliziotti "speciali", i conflitti di potere, gli esperimenti nucleari, l'esercito, l'amore, l'amicizia, il tradimento, la passione, ecc.). Tutto parte da una storia che il produttore Richard Zanuck lesse su di un giornale: parlava di una squadra di poliziotti di Los Angeles che, negli anni Cinquanta, operando come unità anticrimine si era guadagnata una fama internazionale sia tra i poliziotti che tra i criminali. Erano una specie di leggenda questi quattro omoni, tutti alti sopra il metro e ottanta, mai in divisa, ma sempre vestiti con inappuntabili abiti da sartoria... Tamahori li scaraventa immediatamente dentro la storia del film, con una fretta eccessiva (che forse ne limita il potenziale e la partecipazione dello spettatore) [...] come se tutto fosse inutile, in un sottofondo vagamente chandleriano...
Non è così, avendo innestato il film meccanismi narrativi che non giocano sulla criminalità "normale" o su vendette personali, ma su di un terreno quale quello dei limiti della giustizia e dell'operare per il bene della nazione; terreno molto pericoloso, dove ogni alternativa tra bene e male appare del tutto impossibile. E quel finale con Katherine-Melanie Griffith che proprio non può perdonare il marito, oltre che un'evocazione di "ordini morali" di altri tempi, sembra quasi la risposta ad un'impossibile, complessiva assoluzione finale.

Hard Boiled in Los Angeles
( minirassegna Lux - giugno/luglio 98)