da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Uno dei titoli davvero originali della stagione, non perdetevelo. Nella società multietnica alla periferia di Parigi, un gruppo di ragazzi accende nella desolazione della vita da banlieue il motore dei sentimenti, recitando a scuola una scena di Marivaux. A distanza di 300 anni bisogna sempre fare i conti con gli affetti (Krimo si prende una cotta per Lidya) e il razzismo strisciante delle caste sociali, cui si aggiunge qui anche il teatro. Scene di vita di teenager senza collare, straordinari attori non professionisti che ci comunicano un universo con immaginario a parte. Un fiume di parole provocatorio, un film geniale in cui il gentile e cinico Marivaux, col suo teatro di classe, fa da specchietto per le allodole.. |
da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Nove volte su dieci, quando un film è ambientato in una periferia metropolitana - meglio se ad alta densità d'immigrazione - sappiamo già che assisteremo a storie di droga, malavita, matrimoni per forza e violenze carnali. Finisce, così, che una pellicola imperniata su situazioni normali e perfino delicate, come La schivata, acquista per contrasto un piccolo sapore rivoluzionario. La giovanissima Lydia si prepara alla recita organizzata per la festa della sua scuola: lungo le strade di un quartiere satellite della banlieue parigina, recita appassionatamente i versi del Gioco dell'amore e del caso di Marivaux. Abdelkrim, detto Krimo, trascina i suoi quindici anni assieme a una banda di coetanei; salvo che l'amore è entrato nella sua giovane vita e somiglia come una goccia d'acqua a Lydia. Esiste un modo - si chiede Krimo - per dichiarare i propri sentimenti senza rischiare di perdere la faccia? Il ragazzo ha un'idea astuta: recitare la parte di Arlecchino, ora affidata al suo amico Rachid, facendo sì che Marivaux parli per lui. La manovra, però, si rivelerà molto più complicata del previsto, mettendo a dura prova la tempra di combattente di Krimo. Tunisino cresciuto a Nizza, attore per Téchiné e regista di un esordio premiato a Venezia, Abdellatif Kechiche sceglie di parlare di ragazzi, d'amore e di teatro posando uno sguardo nuovo e personale sui quartieri-satellite delle grandi città. Però lo fa senza artifici: con realismo, girando in luoghi autentici e affidando le parti ad attori non professionisti.
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i giovedì del cinema invisibile TORRESINO maggio-giugno 2005