Roger Dodger |
Premio Opera Prima Venezia 2002
da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Presentato l'anno scorso alla Settimana della Critica di Venezia, Roger Dodger è un buon esordio, al confine tra commedia (a volte tinta di nero) e romanzo di formazione. E' la storia di un'iniziazione sessuale, apparentemente mancata ma che, invece, cambierà in profondità i personaggi principali. Che sono una strana coppia: Roger Dodger, pubblicitario di successo, Pigmalione nonché gran dissertatore in materia sessuale, e il suo nipotino di campagna Nick, vergine un po' ingenuo, un po' giovane Holden. Convinto di essere un furbacchione imbattibile, Roger (l'appellativo Dodger contiene l'idea del venditore di fumo) è il tipo del gabbamondo, che vive le esperienze senza scegliere e cercando di non farsene troppo coinvolgere. L'esperto zio si ripropone di spulzellare Nick nel giro di ventiquattr'ore e lo conduce in pellegrinaggio tra il Village e Central Park, poi nella notte newyorkese, alla ricerca di donne disposte a fare da nave-scuola. Dapprima la strana coppia incontra due tipe misteriose e provocanti, che si dileguano rapidamente; quindi il ragazzo ha un'occasione con una terza, ma proprio qui rivela la propria, fondamentale innocenza. Neppure la notte di perdizione si svolge secondo le previsioni di Roger. Il che non significa che la lezione sia stata inutile: soprattutto per l'adulto, come dimostra l'epilogo quasi didascalico. Interessante l'uso della macchina da presa, che mette in scena uno sguardo un po' estraneo, come sbirciato tenendo le distanze tra osservatore e osservato. |
i giovedì del
cinema
invisibile
TORRESINO
ottobre-dicembre 2003